In questi giorni Davide ha scritto una lettera. Ha 17 anni, è gay e “vorrebbe solo esistere”. A lui, tra i tanti, ha risposto Laura. Lei di anni ne ha di più e da qualche settimana è Presidente della Camera dei Deputati e si è detta pronta a “far diventare l’omofobia, reato”.
In Francia il matrimonio omosessuale porta le persone in piazza, per dire sì e per dire no. I cosiddetti “diritti gay” non esistono: è necessario smettere di ragionare in termini di minoranze da proteggere.
Le persone omosessuali, bisessuali e transessuali godono di diritti umani fondamentali da riconoscere. Non è utile o necessario creare “diritti nuovi” ma valorizzare “voci e visioni” che altrimenti andrebbero perse. Per VOX ne parla Yuri Guaiana, dottore di ricerca e membro di ILGA-Europe.
Diciamolo subito chiaramente: i diritti LGBTI non esistono! A esistere sono invece i diritti delle persone LGBTI, sì “persone”, perché gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali sono esseri umani nati liberi, eguali e con la medesima dignità degli altri, persone, appunto, cittadini con il diritto di rivendicare ciò.
Solo partendo da questa attenzione alla forma, che per noi radicali è spesso sostanza, si può capire ciò che nel resto d’Europa è una banalità e cioè quanto ha affermato l’allora Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, il 6 dicembre dell’anno scorso a Ginevra presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCHR) in occasione della giornata mondiale dei Diritti Umani: “I diritti delle persone LGBTI sono diritti umani e i diritti umani sono diritti delle persone LGBTI”.
Purtroppo questo concetto stenta ancora a essere compreso in Italia, persino le culture politiche più sensibili tendono a ragionare più in termini di minoranze da proteggere che di diritti umani fondamentali da riconoscere. Si parla allora di omofobia e transfobia al posto di crimini d’odio e, soprattutto, non si vuole capire che la battaglia per il matrimonio egualitario ha poco a che vedere con i singoli diritti e doveri che le coppie sposate hanno e che a quelle omosessuali sono totalmente preclusi, mentre ha tanto, ma proprio tanto, a che vedere con il diritto fondamentale all’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Solo così la Repubblica potrà davvero riconoscere la dignità che meritano a queste persone, per tornare alla parola chiave di questa riflessione, e ai loro sentimenti. Una dignità umana e sociale che, per Stefano Rodotà, è quel “principio che regola i rapporti tra le persone, il nostro essere nel mondo, il modo in cui lo sguardo altrui si posa su ciascuno di noi”. Non è un caso che l’articolo 3 della nostra Costituzione reciti: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. La dignità e l’uguaglianza, ma potremmo anche dire la dignità e le pari opportunità, sono concetti giuridici, oltre che politici e filosofici, intimamente legati tra loro.
È la stessa Corte Costituzionale che, nella sentenza 138/2010, cita l’articolo 2 della Costituzione, ai sensi del quale “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”, per poi riconoscere alle persone omosessuali “il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia”. Diritti inviolabili dell’uomo, diritti fondamentali: di questo si sta parlano, per questo le persone LGBTI stanno lottando, non per altro. D’altronde se si gettasse lo sguardo poco oltre le Alpi, si scoprirebbe che l’articolo 8 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali è dedicato proprio al “Diritto al rispetto della vita privata e familiare” che la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, nella sentenza Kozak del 2 marzo 2010, considera un diritto da accordare a ogni coppia a prescindere dall’orientamento sessuale dei suoi componenti. I diritti fondamentali al rispetto della vita privata, ma soprattutto alla tutela della vita familiare, sono dunque diritti anche delle persone LGBTI e le persone LGBTI devono godere anche dei diritti umani fondamentali al rispetto della vita privata, e alla tutela della vita familiare.
Ma rimaniamo in Europa, il 17 maggio, Giornata mondiale contro l’omofobia, ILGA-Europe, – la branca europea dell’Associazione Internazionale di Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali e Intersessuali – ha pubblicato, com’è ormai tradizione, il proprio rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani delle persone LGBTI. Già da una rapida occhiata al rapporto, si nota come molti capitoli richiamano direttamente gli articoli della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali: eguaglianza e non-discriminazione, famiglia, libertà di assemblea, di associazione e d’espressione. Purtroppo in alcuni paesi europei un diritto fondamentale come quello alla libertà d’assemblea è ancora denegato: i Gay Pride o altri eventi organizzati dalle comunità LGBTI sono ancora vietati o ostacolati. In alcuni paesi dell’Est Europa, a partire dalla Federazione Russa, stanno entrando in vigore leggi che proibiscono la cosiddetta propaganda omosessuale. Queste leggi minacciano seriamente la libertà d’espressione dei difensori dei diritti umani, ma anche di insegnanti, giornalisti e artisti che volessero usare, semplicemente, le parole gay, lesbica, bisessuale, omosessuale, transessuale o intersessuale. Casi di censura ai danni di programmi televisivi, mostre, siti web e persino fumetti, sono stati documentati. Questa legge mette a repentaglio anche la libertà di associazione che in Russia è ancora più gravemente minata dalla legge sugli “agenti stranieri” che prende di mira tutte le associazioni che sostegno finanziario dall’estero.
Vi sono poi diritti più specifici che, comunque, discendono dai più generali e fondamentali diritti umani, come l’accesso a beni e servizi, il diritto all’asilo, l’educazione, il lavoro, la salute, la sicurezza, il diritto alla sessualità e alla riproduzione. Ha detto la Clinton: “Si violano i diritti umani quando si picchiano o uccidono persone a causa del loro orientamento sessuale o perché non si conformano alla norma culturale su come gli uomini e le donne dovrebbero apparire o comportarsi. Si violano i diritti umani quando i governi dichiarano illegale essere gay o non puniscono coloro che fanno del male alle persone gay. Si violano i diritti umani quando le donne lesbiche e transgender sono soggette ai cosiddetti stupri correttivi, o soggette a trattamenti ormonali forzati, o quando delle persone vengono uccise in seguito a incitamenti pubblici alla violenza contro i gay o quando sono costretti a scappare dai propri paesi e cercare asilo in altri Stati per salvare la propria vita. E si violano i diritti umani quando l’accesso a farmaci salva vita viene negato sulla base dell’orientamento sessuale, o un eguale accesso alla giustizia viene negato sulla base dell’orientamento sessuale, o gli spazi pubblici sono proibiti ai gay”.
Se si varcano anche i confini europei, le cose si fanno un po’ più complesse, ma ci vengono in soccorso, ancora una volta, le parole di Hillary Clinton che ha affrontato direttamente il cuore del problema: “Qualcuno ha sostenuto che i diritti gay e i diritti umani sono cose distinte, ma in verità sono la stessa medesima cosa. Certamente 60 anni fa i governi che hanno stilato e approvato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non pensarono a come essa potesse applicarsi alla comunità LGBT. Non pensavano neppure a come essa potesse applicarsi agli indigeni, ai bambini, ai disabili o altri gruppi marginalizzati. Eppure, negli scorsi 60 anni abbiamo riconosciuto che i membri di questi gruppi sono pienamente titolari di diritti e dignità poiché, come tutte le persone, essi condividono una comune umanità. Questo riconoscimento non è occorso subito. Si è sviluppato nel tempo. Nel frattempo abbiamo capito che si trattava di onorare dei diritti che le persone hanno sempre avuto, piuttosto che creare diritti nuovi o speciali per loro. Come essere una donna, un membro di una minoranza etnica, religiosa o tribale, essere LGBT non rende meno umani. Ecco perché i diritti gay sono diritti umani e i diritti umani sono diritti gay […] Ora, alcuni ritengono che proteggere i diritti umani della comunità LGBT sia un lusso che solo le nazioni ricche possono permettersi. Ma in effetti, in tutti i paesi, la non protezione di questi diritti ha dei costi in termini di vite etero e omosessuali perse a causa di malattie e violenze, di silenziamento di voci e visioni che avrebbero rafforzato le comunità, in termini di idee mai concretizzate da imprenditori che casualmente sono gay. Si pagano dei costi ogni volta che un gruppo è trattato peggio degli altri, siano essi donne, minoranze etniche, religiose o LGBT. L’ex presidente del Botswana, Mogae, ha recentemente sottolineato che finché le persone LGBT sono tenute nell’ombra, non potrà esserci un efficace programma di sanità pubblica contro l’AIDS. Beh, questo è vero che per altre sfide”.
Spesso si citano valori religiosi o culturali come ragioni per violare o non proteggere i diritti delle persone LGBT. A riprova del fatto che i diritti delle persone LGBTI sono diritti umani e viceversa, alcuni Stati, capitanati dalla Federazione Russa, usano gli stessi valori tradizionali, religiosi e culturali per minare l’universalità dei diritti umani, che dovrebbero essere interpretati a seconda delle tradizioni di ciascun paese.
Purtroppo questa coalizione composta da Angola, Arabia Saudita, Bangladesh, Burkina Faso, Camerun, Cina, Congo, Cuba, Ecuador, Filippine, Gibuti, Giordania, India, Indonesia, Kirghizistan, Kuwait, Libia, Maldive, Malesia, Mauritania, Qatar, Russia, Senegal, Thailandia e Uganda ha già vinto una battaglia, riuscendo a far approvare una risoluzione intitolata “Promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali attraverso una migliore comprensione dei valori tradizionali dell’umanità” al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite tenutosi nel settembre 2012 a Ginevra. D’altronde questi stessi valori erano già stati evocati per giustificare la schiavitù o, più recentemente, pratiche violente contro le donne come l’omicidio d’onore, l’arsione delle vedove e le mutilazioni genitali femminili. Ebbene, noi sappiamo che raramente le tradizioni e gli insegnamenti religiosi o culturali sono in conflitto con la protezione dei diritti umani, ma che troppo spesso essi sono usati, sarebbe meglio scrivere abusati, politicamente in questo senso. La questione torna quindi nella sfera politica abbandonando quella religiosa o culturale, ma politicamente abbiamo imparato che nessuna pratica è superiore ai diritti umani che appartengono a tutti noi. E questo è vero anche per la violenza inflitta alle persone LGBT, la criminalizzazione del loro status o comportamento, l’espulsione dalle loro famiglie o comunità, l’accettazione tacita o esplicita delle loro uccisioni.
In conclusione, se i diritti delle persone LGBTI sono diritti umani, non si può pensare che la loro difesa sia appannaggio dei soli attivisti LGBTI. Essi possono contribuire a guidare questa battaglia mettendo a frutto la propria impagabile conoscenza ed esperienza, ma non possono essere lasciati soli. Come ha ricordato, ancora una volta, Hilary Clinton: “Ogni volta che una barriera verso il progresso cade, ciò avviene grazie allo sforzo congiunto di coloro che stanno da entrambe le parti di essa. Nella lotta per i diritti alle donne, il sostegno degli uomini rimane cruciale. La battaglia per l’uguaglianza razziale è dipesa dal contributo di persone di tutte le etnie. Combattere l’islamofobia o l’antisemitismo è un compito per le persone di tutte le fedi. Lo stesso è vero per la lotta per l’uguaglianza”.
Yuri Guaiana