Cos’è la Convenzione di Istanbul? E’ un passo avanti importante per combattere la violenza sulle donne e favorire la parità di genere. Il primo passaggio alla Camera fa ben sperare. Tre i punti importanti: il legame tra l’assenza di parità di genere e il fenomeno della violenza, la nozione ampia del fenomeno violenza e il monitoraggio insieme alla sensibilizzazione. Ne parla Marilisa D’Amico, docente universitaria e fondatrice di VOX.
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Con decisione all’unanimità, la Camera dei deputati ha approvato la legge di ratifica alla Convenzione di Istanbul, che ora passa all’esame del Senato.
Perché è importante che il nostro Paese sia fra i primi (è il quinto dopo Albania, Montenegro, Repubblica Ceca, Turchia)? Non solo per l’operatività della stessa Convenzione, che entrerà in vigore soltanto a partire dalla ratifica di almeno 10 firmatari, fra cui 8 Stati membri del Consiglio d’Europa, ma per i contenuti profondi e innovativi che essa porta con sé.
1) Il primo aspetto, decisivo, sta nel legame dichiarato fra l’assenza della parità di genere e il fenomeno della violenza.Questo aspetto è chiaro alla luce di numeri, statistiche e situazioni, ma fatica, anche in Italia, ad essere percepito come il vero nodo.
Tutte le politiche antidiscriminatorie e che contribuiscono al diffondersi della parità fra i sessi servono al tempo stesso come prevenzione e, alla lunga, limitazione della violenza contro le donne.
2) L’altro profilo fondamentale e decisivo è la nozione ampia di violenza, che comprende anche quella psicologica ed economica, e, soprattutto, l’attenzione verso la forma di violenza più diffusa: quella domestica.
In Italia, ancor oggi, anche di fronte all’orrendo massacro di donne da parte di uomini legati al contesto familiare e affettivo, si fatica a mettere in luce l’aspetto patologico di alcuni rapporti, rimanendo ancora il timore che non si possa entrare nelle dinamiche della famiglia, concepita come valore in sé, con regole proprie e autonome dallo Stato.
E’ anche il motivo per cui ancora non si è fatto molto per ragionare su famiglie “straniere” fondate su valori dichiaratamente contrari alla parità dei generi, nelle quali vengono perpetrate pratiche orrende, come quelle delle mutilazioni genitali, vietate in Italia penalmente, ma rispetto alle quali assistiamo ancor oggi a una assurda tolleranza da parte dei giudici (si veda, per esempio, quanto deciso dalla Corte d’Appello di Venezia).
3) Infine, la Convenzione mette in evidenza l’importanza del monitoraggio, delle campagne di sensibilizzazione e anche del finanziamento e della costruzione di centri antiviolenza, con la sponsorizzazione di case-rifugio. Finalmente si passa dal piano delle belle parole astratte a quello delle misure concrete, che salveranno la vita di tante donne e ci porteranno su una strada di piena realizzazione di una parità che è alla radice della nostra Carta costituzionale.
Marilisa D’Amico