Il cambiamento passa da uomini e donne insieme. La doppia preferenza di genere, adottata in quest’ultima tornata elettorale, va nella direzione della parità: un invito ad esprimere un doppio voto, per due sessi differenti. In vista dei risultati definitivi delle elezioni amministrative, per VOX ne parla l’avvocato Stefania Leone.
Per avere il quadro completo e definitivo della presenza femminile nei nuovi consigli comunali dovremo attendere l’esito dei ballottaggi che si terranno il 9 e il 10 giugno. Già ora è però possibile affermare che in quest’ultima tornata elettorale la legge di recente approvata per favorire l’accesso delle donne alle Assemblee rappresentative degli enti locali ha dato buona prova di sé.
Stiamo parlando della legge n. 215 del 2012, disciplina che opera su più fronti.
In primo luogo, essa impone ai partiti politici di candidare un congruo numero di donne. Si tratta di quelle che giornalisticamente sono state definite ‘quote’, perché riservano a ciascun genere, appunto, una ‘quota’ di posti nelle liste elettorali (nei grandi Comuni 1/3 del totale).
Ma la legge non si limita a questo, avendo anche introdotto la cosiddetta “doppia preferenza di genere”. La misura era già stata sperimentata dal legislatore campano per la consultazione regionale del 2010. Oggi, per la prima volta, gli elettori ne hanno potuto usufruire anche per il rinnovo dei consigli comunali.
In cosa consiste? Sostanzialmente, i cittadini hanno avuto la possibilità di votare anche per un secondo candidato,alla condizione, però, che la scelta ricadesse su persona di sesso differente rispetto a quello del destinatario della prima preferenza. Se sulla scheda fosse stato riportato il nome di due uomini o di due donne, la conseguenza sarebbe stata l’annullamento del secondo voto.
Questo tipo di misura ha l’indubbio pregio di voler ‘abituare’ l’elettore a votare sia per uomini sia per donne, concorrendo così a realizzare quel clima culturale favorevole all’idea che il rinnovamento di cui hanno bisogno le Istituzioni passa anzitutto per una più equa rappresentanza dei generi.
Ora, guardando alle consultazioni appena svoltesi, la legge sembra aver prodotto effetti degni di rilievo. Per limitarci a pochi ma importanti esempi, dovrebbero ottenere significativi incrementi della componente femminile i consigli comunali di Roma e Brescia. In altri Comuni, invece, i numeri sono ancora insoddisfacenti.
Per fare un serio bilancio complessivo occorre dunque aspettare i dati definitivi, che si avranno all’esito dei ballottaggi.
Allora sarà importante anche monitorare le scelte dei neo-eletti Sindaci nelle nomine degli assessori che andranno a comporre le Giunte. La legge n. 215 del 2012 impone, infatti, anche in quest’ambito il rispetto del principio di pari opportunità, ricordandoci ancora una volta come non sia più tempo di lasciare le donne fuori dagli organi decisionali.
Stefania Leone