La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ed il Protocollo Opzionale , elaborata tra il 2003 e il 2006 ed aperta alla firma degli Stati il 30 marzo 2007, non riconosce quindi “nuovi” diritti alle persone con disabilità, ma li “sistematizza”, assicurando così che tutti gli individui che vivono in tale condizione possano goderne alla pari con gli altri.
Investe la vita di circa un miliardo di persone con disabilità che, nel mondo, vivono in condizioni di segregazione, di povertà, di esclusione nell’accesso ai servizi di assistenza di base, alla scuola, al lavoro. Le forti disuguaglianze sociali ed economiche, le guerre , le violenze, così come i disastri naturali sono spesso le cause dell’insorgere di condizioni di disabilità.
L’accesso a tutto per tutti, la promozione dei diritti, il rafforzamento della partecipazione delle organizzazioni di rappresentanza ed il mainstreaming della disabilità nel processo globale di sviluppo, sono le quattro priorità su cui è fondata la convenzione. Accanto a queste, si confermano principi fondamentali quali la dignità, l’autonomia individuale, l’indipendenza delle persone; la non-discriminazione; la piena ed effettiva partecipazione ed inclusione nella società sulla base di eguaglianza; il rispetto delle differenze e l’accettazione della disabilità come parte della diversità umana ed umanità.
Il suo valore più alto risiede nell’essere stata scritta a quattro mani: governi e associazioni. Non era mai successo prima. Le associazioni hanno assicurato all’intero percorso di elaborazione un contributo decisivo, confermando che le persone con disabilità sono attori primari nella costruzione di un mondo a misura di tutti. Sono molti i punti rilevanti, tra questi innanzitutto l’esser giunti per la prima volta ad una definizione della disabilità, basata seppur non esplicitamente sulla definizione dell’OMS.
Di rilievo la definizione di discriminazione sulla base della disabilità che “indica ogni forma di distinzione, esclusione o restrizione sulla base della disabilità che abbia lo scopo o l’effetto di compromettere o annullare il godimento, allo stesso livello degli altri, di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali nel settore politico, economico, sociale, culturale, civile e in ogni altro ambito”. Fondamentale è aver inserito articoli dedicati in maniera specifica alla tutela delle donne disabili ed ai bambini, in considerazione della condizione di particolare vulnerabilità ed emarginazione in cui si trovano spesso a vivere e del rischio concreto di essere sottoposti a multiple discriminazioni.
Non meno significativi gli aspetti connessi alla promozione dell’accessibilità, alla tutela giuridica e alla sicurezza, al diritto alla protezione sociale, all’istruzione, per la quale gli Stati si impegnano ad assicurare “un sistema inclusivo a tutti i livelli e l’apprendimento a lungo termine “, garantendo che le persone con disabilità non siano escluse dal sistema educativo generale e che i bambini con disabilità siano integrati nella scuola primaria gratuita ed obbligatoria”; si riconosce il ruolo fondamentale della famiglia, intesa come gruppo sociale di base che è deputato a proteggere le persone con disabilità.
Ed ancora, pari diritti e opportunità dovranno essere garantiti nell’ambito della salute, del lavoro, così come deve essere assicurata la piena partecipazione alla vita pubblica e politica, culturale ed al tempo libero. Fondamentale è poi il ruolo della cooperazione internazionale per assicurare possibilità di intervento in zone a più alto bisogno di iniziative specifiche.
Per garantire la piena attuazione dei principi e degli strumenti previsti, viene creato un Comitato di esperti presso le Nazioni Unite, con compiti di monitoraggio, anche attraverso l’analisi dei rapporti nazionali che gli Stati sono chiamati ad inviare. Ai Paesi Membri è richiesto di adeguare normative, strumenti, prassi e consuetudini ai dettami della convenzione, di abolire ogni misura ad essa contraria; di impegnarsi attivamente per combattere stereotipi e pregiudizi, valorizzando il ruolo dei cittadini disabili: i principi enunciati sul piano internazionale si devono tradurre in un miglioramento concreto della vita delle persone disabili e la “società per tutti” deve divenire una realtà.
E’ stata firmata da 155 Stati (ed organizzazioni regionali), e ratificata da 132. E’ stata ratificata (prima volta nella storia) anche dall’Unione Europea . L’Italia l’ha firmata il 30 marzo 2007 e ratificata con legge 3 marzo 2009, n. 18 .