Un alunno su cinque lascia la scuola. In Italia va peggio che in Europa e i maschi perdono il confronto con le compagne di banco. I nuovi analfabeti? Uno su tre, ma anche peggio.
Nel nostro Paese quasi un alunno su cinque, tra le medie e le superiori, lascia la scuola. La dispersione, secondo i dati MIUR, si attesta in Italia al 17,6% (18,2 % nel 2011) contro una media Ue del 12,8% (13,5%)
Il divario con il dato medio europeo è più accentuato per i maschi (20,5% contro 14,5%), in confronto a quello delle donne (14,5% contro 11%). Guardando a livello regionale il quadro appare eterogeneo. Il Molise è l’unica regione ad aver raggiunto il target europeo, con un valore dell’indicatore pari al 9,9%. Ma il fenomeno dell’abbandono scolastico è in genere più sostenuto nel Mezzogiorno con punte del 25,8% in Sardegna, del 25% in Sicilia e del 21,8% in Campania. Zone in cui sono maggiormente diffuse le situazioni di disagio economico e sociale. Tuttavia anche nelle aree più industrializzate e sviluppate, nelle regioni caratterizzate da un mercato del lavoro ad ingresso più facile e in cerca di mano d’opera meno qualificata: è qui che una larga fetta dei ragazzi trova più allettante la prospettiva di rinunciare agli di studi per entrare subito nel mondo del lavoro.
I sintomi
Continue assenze, voti costantemente molto bassi, cambiamenti ripetuti di istituto: i sintomi che molto spesso portano alla dispersione. Un fenomeno che per gli esperti è prevedibile.
Secondo le stime dello stesso MIUR, il ministero dell’Istruzione, nell’anno scolastico 2011/2012 il numero degli alunni “a rischio di abbandono” è di circa 3.400 ragazzi per la scuola secondaria di primo grado (pari allo 0,2% degli alunni iscritti) e a quasi 31.400 per le scuole superiori.
Nelle scuole medie gli alunni “a rischio di abbandono” sono iscritti al secondo e al terzo anno.
Siamo un popolo di analfabeti?
L’inchiesta ALL, adult literacy and life skills, è un progetto di ricerca internazionale che ha recentemente analizzato come gli individui adulti siano in grado di approcciare testi, più o meno complessi, e come se la cavino con comprensione e produzione scritta.Tra i Paesi scelti, anche l’Italia.
Come siamo andati? Non benissimo. Solo un italiano su 5 ha superato il livello più alto, e il 5 per cento della popolazione non supera le prove minime. Un italiano su due “mostra una competenza alfabetica molto modesta, al limite dell’analfabetismo”. Uno su tre ha un possesso “molto limitato”.
Un giudizio severo e estremamente preoccupante quello di ALL. Dati Ocse parlano di “alto tasso di illetteralismo italiano” di cui soffrono soprattutto i disoccupati dai 26 ai 35 anni, categoria più vulnerabile. Ma chi sono gli illetterati italiani? E dove si concentrano? Lo zoccolo duro coinvolge la popolazione più anziana, distribuita soprattutto nel Mezzogiorno e nelle isole, nei piccoli centri più che nelle grandi città.