Nonostante le rimostranze delle deputate, la Camera ha bocciato i tre emendamenti sulla parità di genere. Un dibattito dai toni aspri, che ha coinvolto uno schieramento femminile bipartisan. Le critiche rivolte all’Italicum, relative alla parità di genere, si basano sul timore che le norme previste per la parità siano nei fatti poco efficaci, perché non garantiscono l’ingresso delle donne in Parlamento. In attesa che il Senato si pronunci, analizziamo la nuova normativa e i suoi punti più controversi.
Proprio alla vigilia della festa della donna, la discussione alla Camera dei deputati sul testo della nuova proposta di legge elettorale (c.d. Italicum) si è concentrata sulle norme relative alla parità di genere. L’intenso dibattito è scaturito da un appello presentato da novanta deputate al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, al segretario di Ncd Angelino Alfano, alla segretaria di Scelta civica Stefania Giannini e al presidente dei Popolari per l’Italia Mario Mauro.
Le deputate firmatarie, pur appartenenti a diverse forze politiche, sono unite nella convinzione che “non sia possibile varare una nuova legge senza prevedere regole cogenti per promuovere la presenza femminile nelle istituzioni e per dare piena attuazione all’articolo 3 e all’articolo 51 della Costituzione”.
Eppure, la nuova proposta di legge elettorale, a differenza della legge n. 270 del 2005 (c.d. Porcellum), prevede regole specifiche volte al riequilibrio di genere in Parlamento. Quali sono, dunque, gli aspetti critici delle norme dell’Italicum relative alla parità di genere? Quali sono le altre proposte presentate in Parlamento?
Cosa prevede l’Italicum per la parità di genere?
La proposta di legge originaria prevede un doppio accorgimento.
In primo luogo si stabilisce che “A pena di inammissibilità, nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al cinquanta per cento”.
In secondo luogo, il testo prevede che “ nella successione interna delle liste nei collegi plurinominali non possono esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere”.
Ciò significa che se i primi due candidati in lista sono uomini, la terza dovrà necessariamente essere donna; se i primi due candidati in lista sono donne, il terzo dovrà necessariamente essere uomo.
Le criticità della proposta
Le critiche rivolte alle norme dell’Italicum relative alla parità di genere si basano sul timore che esse siano nei fatti poco efficaci, non garantendo l’ingresso delle donne in Parlamento.
Infatti, è necessario considerare che la proposta di legge prevede collegi elettorali, nei quali è assegnato un numero di seggi non inferiore a tre e non superiore a sei. Saranno pochi, dunque, i candidati eletti in ciascun collegio.
E se i partiti decideranno di inserire come primi in lista solo candidati uomini, la terza candidata donna difficilmente sarà eletta.
La debolezza della previsione si coglie immediatamente pensando ai partiti minori, che raccogliendo un numero esiguo di voti, riusciranno a far eleggere solo i capilista, che con tutta probabilità saranno uomini.
In questi casi, l’obbligo dell’equilibrio di genere, così come previsto dalla legge, risulterebbe inefficace.
La proposta lascia alla sensibilità dei partiti la facoltà di formare liste in modo tale da consentire anche alle donne di entrare in Parlamento.
Da questo punto di vista, il risultato delle scorse elezioni fa ben sperare. Infatti, se oggi la rappresentanza delle donne in Parlamento italiano è aumentata notevolmente, pur non essendo prevista alcuna norma cogente, è anche grazie al comportamento dei partiti.
Tuttavia, la scelta è rischiosa e potrebbe comportare un passo indietro rispetto ai risultati raggiunti sinora.
Le altre proposte e gli emendamenti presentati in Parlamento
Durante la discussione in Assemblea sono stati presentati diversi emendamenti volti a modificare le norme dell’Italicum relative alla parità di genere.
a) Doppia preferenza di genere
Numerosi emendamenti presentati sono volti all’introduzione della c.d. doppia presenza di genere.
In base a tale meccanismo l’elettore può esprimere uno o due voti di preferenza e nel caso di espressione di due preferenze esse devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza.
Tale scelta è apprezzabile sotto più aspetti.
In primo luogo, a differenza di altre soluzioni, non comporta rischi di incostituzionalità. Infatti, la Corte costituzionale ha avvallato tale meccanismo con la sentenza n. 4 del 2010.
In secondo luogo, la doppia preferenza di genere, introdotta dalla legge n. 215 del 2012 per le elezioni amministrative, ha prodotto ottimi risultati, aumentando la partecipazione femminili nei consigli comunali.
Tuttavia, è evidente che l’emendamento non attiene semplicemente alla questione della parità di genere in parlamento, ma coinvolge un tema molto più ampio e complesso dal punto di vista politico: la possibilità per l’elettore di esprimere preferenze o al contrario la previsione di c.d. listini bloccati.
Il dibattito sul punto, molto acceso nei mesi passati, sembra essersi concluso a favore dei c.d. listini bloccati. E dunque viene meno anche l’utilità dello strumento della doppia preferenza di genere.
b) Alternanza di genere nei capilista
Altri emendamenti proposti prevedono che “Nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista, nella prima posizione dei candidati, nelle liste presentate nei collegi plurinominali, a pena di inammissibilità, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al quaranta per cento, con arrotondamento aritmetico.”
Un emendamento del tutto analogo propone che “Nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista, nella prima posizione dei candidati nelle liste presentate nei collegi plurinominali, a pena di inammissibilità, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al cinquanta per cento, con arrotondamento all’unità superiore.”
Le proposte sono interessanti perché consentirebbero di superare le criticità della proposta originaria dell’Italicum.
In tal modo, infatti, non vi può essere il rischio che i candidati capilista della circoscrizione elettorale siano tutti uomini. Al contrario, è necessario che almeno il 40% / 50% dei primi candidati in lista sia donna, aumentando nei fatti la possibilità per le donne di essere elette.
c) Alternanza di genere in lista
Altre proposte sono volte ad inserire l’obbligo dell’alternanza di genere nelle liste di candidati.
Tale proposta pone dubbi di legittimità costituzionale. Infatti, una previsione analoga, prevista per l’elezione della Camera dei deputati dalla legge n. 277 del 1993, è stata colpita da dichiarazione di incostituzionalità con la sentenza n. 422 del 1995.
Infatti, in base al principio più volte ribadito dalla Corte costituzionale misure volte a promuovere le pari opportunità non possono attribuire direttamente un risultato, ma si devono limitare a rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di raggiungere quei determinati risultati.
E l’alternanza di genere in un sistema di liste bloccate assicura di fatto il risultato, ovvero il seggio in Parlamento, in ragione della posizione nella lista.
I contrari agli emendamenti sulla parità di genere
Alcune forze politiche, invece, rimangono del tutto contrarie all’introduzione di norme volte a favorire la parità di genere in Parlamento.
In un comunicato sul blog ufficiale di Forza Italia, alcuni vertici del partito (tutti uomini!), giustificano così la loro posizione: “Essenzialmente la considerazione che gli automatismi in democrazia non funzionano, lo schematismo obbligatorio fa prevalere fattori diversi rispetto alla considerazione del merito”.
Tale affermazione sembra contraddetta dallo stesso comunicato che spiega come sia la stessa Costituzione a richiedere l’introduzione di meccanismi volti a colmare la sotto-rappresentanza femminile nelle assemblee elettive.
Un epilogo poco rosa
La discussione in Parlamento è ripresa lunedì 10 marzo, tra i malumori delle deputate vestite di bianco in segno di protesta.
La protesta delle deputate non ha portato ai risultati sperati ed infatti, in tarda serata, l’Aula ha bocciato, a scrutinio segreto, tutti e tre gli emendamenti proposti:
- 335 contrari e 227 favorevoli per l’emendamento sull’alternanza di genere in lista;
- 344 contrari e 214 favorevoli per l’emendamento sull’alternanza di genere come capilista all’interno di ciascuna;
- 298 contrari e 253 favorevoli per l’emendamento sul 40% dei capilista donna in ciascuna circoscrizione.
- Per ora dunque, nulla di fatto. Rimane in piedi solo la norma della proposta originaria, che così come formulata potrebbe non comportare alcun cambiamento nei fatti e non consentire anche alle donne l’ingresso in Parlamento.
E’ bene ricordare che è la stessa Costituzione a sancire all’art. 51 che “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
I partiti dovrebbero tenerne conto, adottando misure che concretamente consentano alle donne di entrare in Parlamento e riconoscendo “la necessità improcrastinabile di perseguire l’effettiva presenza paritaria delle donne nella vita pubblica, e nelle cariche rappresentative in particolare” (C. Cost 422 del 1995).
Infatti, come ha ricordato pochi giorni fa il Presidente della Repubblica “Troppo spesso si sente dire che il tema della pari opportunità è superato: non è vero e in particolare non lo è in Italia. Riconoscimenti e successi femminili crescenti nell’istruzione si traducono solo in parte in una maggiore presenza nei vertici delle varie professioni e soprattutto non bastano a produrre tassi di attività comparabili a quelli di altre economie avanzate”.
Link
Il testo dell’appello presentato dalle 90 deputate è disponibile al sito: http://www.corriere.it/politica/14_marzo_07/legge-elettorale-parita-genere-l-appello-90-donne-leader-d5738664-a5f5-11e3-b663-a48870b52ff3.shtml
Per il testo della proposta di legge elettorale presentata alla Camera di veda: http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0016000.pdf
Per gli emendamenti presentati si veda www.camera.it;
Comunicato di Forza Italia contrario alle quote sul blog “il mattinale”:
http://www.ilmattinale.it/wp-content/uploads/2014/03/35.pdf
Cecilia Siccardi
Foto: ilfattoquotidiano.it