L’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di discriminazione in Europa in termini di politiche dei diritti LGBT; il 73% delle persone omosessuali e transgender dichiara di essere stata vittima di discriminazione; e ancora, l’omosessualità è tra le principali cause di aggressioni e discriminazioni, seconda solo al razzismo (Europe Annual Review 2013, Ilga Europe). Dati allarmanti, a cui si aggiunge la mancanza di una legge che riconosca in via definitiva le unioni omosessuali nel nostro Paese. Se la Giornata contro l’omofobia vuole essere un momento di riflessione e bilancio, ancora una volta, possiamo dire di non aver fatto veri progressi dallo scorso anno. Perché il riconoscimento dei diritti lgbt resta ancora un traguardo da raggiungere. Per Vox, raccogliamo il commento di Matteo Winkler, Professore di diritto internazionale e militante dei diritti LGBT.
È passato esattamente un anno dall’ultima Giornata dedicata alla lotta contro l’omotransfobia ed è tempo, proprio come l’anno scorso, di stilare un bilancio di quanto fatto e ottenuto nell’ultimo anno. Purtroppo, con un trend a cui siamo ormai abituati, anzi direi assuefatti, non possiamo dire di aver fatto enormi progressi da un anno a questa parte, perlomeno sul piano legislativo, mentre si segnalano sensibili novità a livello giudiziario.
Anzitutto, è fermo al Senato il d.d.l. sull’omotransfobia, già oggetto di accese discussioni alla Camera, con quel becero emendamento, inserito all’ultimo momento, che legittima alcune istituzioni o contesti ad ospitare messaggi omofobici o transfobici mascherati da libertà religiosa. Inoltre, ancora del tutto silente è il nostro Parlamento, per quanto fondamentalmente rinnovato e “ringiovanito” dopo le elezioni del 2013, sul tema delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, i cui disegni di legge giacciono, nascosti molto bene, in qualche cassetto di qualche parlamentare progressista ma timido. Persino Malta si è dotata, recentemente, di una legge a tale riguardo, superando in corsa il nostro Paese, che invece pare bloccato pure in punto di riconoscimento di uno standard minimo di tutela per le coppie gay e lesbiche.
Nessuna traccia — e figuriamoci — delle istanze per l’affermazione del diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso, per quanto la recente pronuncia del Tribunale di Grosseto sembri aver aperto una sonora breccia nel muro del silenzio che affligge le coppie omosessuali italiane. Questa pronuncia ha stabilito infatti, con una totale inversione di tendenza rispetto a quanto aveva già stabilito la Corte di Cassazione in una sentenza del 2012, che va trascritto nei registri dello stato civile il matrimonio same-sex concluso a New York da due italiani. Se la diversità di sesso dei nubendi — scrive il Tribunale — non è un requisito del matrimonio in Italia, allora sicuramente quello estero deve essere trascritto, perché l’unica condizione prevista dalla legge per impedire la trascrizione è la contrarietà del matrimonio all’ordine pubblico, e certamente il matrimonio gay non lo è.
Se qualche piccolo passo c’è stato in questi mesi, lo si deve dunque ai giudici italiani.
Significativo, ad esempio, è stato il progressivo riconoscimento dell’idoneità delle coppie gay a diventare affidatarie di minori che si trovano in situazioni familiari difficili. Una dopo l’altra sono arrivate le sentenze dei Tribunali di Parma, Bologna, Genova e Palermo, che hanno chiarito, sulla scorta di una pronuncia della Cassazione, che il fatto di ritenere dannoso per un bambino vivere con una coppia dello stesso sesso rappresenta null’altro che un pregiudizio, perfettamente superabile grazie al ricorso all’esperienza quotidiana delle famiglie omogenitoriali.
Nel complesso, secondo l’ILGA-Europe Rainbow Map di questo mese, l’Italia si pone ben al di sotto della media europea quanto a tutela delle persone LGBT. Ci superano la cattolica Irlanda, l’Albania e persino la Grecia. I nostri partner europei quali Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna, ci distaccano notevolmente. Abbiamo tantissima strada da fare, e tantissimo è anche il lavoro che ci aspetta. Ogni anno, la giornata internazionale contro l’omotransfobia ce lo ricorda. Intanto, godiamoci le iniziative che essa ci offre, anche nel nostro Paese.