Un’effettiva parità fra uomini e donne non è ancora stata raggiunta. I dati parlano chiaro: l’Italia è 76esima nella classifica mondiale della parità di genere stilata ogni anno da World Economic Forum e l’occupazione femminile è ferma al 47%, dato ben lontano dall’obiettivo fissato dall’Unione europea.
Puntare sulla partecipazione femminile non è solo una questione democratica che trova fondamento nel principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione, ma anche economica. Il sostegno all’occupazione e alla carriera femminile è, infatti, presupposto necessario per lo sviluppo dell’intero sistema produttivo. Sono necessarie adeguate politiche di sostegno alla famiglia affinché nessuna donna sia costretta a scegliere tra vita familiare e lavorativa.
Bisogna rompere quel “soffitto di cristallo” che non consente alle donne di arrivare alle posizioni di potere in politica, nelle amministrazioni e nelle imprese. Ottimi risultati sono stati raggiunti con l’introduzione sistemi di quote nei consigli di amministrazione delle società (legge 120 del 2011).
Tutto ciò non basta: per eliminare ogni barriera che si frappone al raggiungimento della parità è necessario lavorare su un contesto socio-culturale che sembra tutt’oggi ancorato ad una visione stereotipata dei ruoli e che, nei suoi risvolti più tragici si traduce in violenze fisiche e morali sulle donne. 123 donne uccise dal proprio marito o compagno nell’ultimo anno e ancora nessuna legge nazionale contro la violenza.