Il dietrofront del governo sulla legge sulla fecondazione eterologa pone dubbi e perplessità. Ecco il commento di Massimo Clara, avvocato e voce di Vox.
Del balletto mediatico e delle incertezze istituzionali degli ultimi giorni parlano in queste pagine Marilisa D’ Amico e Carlo Flamigni: la prima ci ricorda come oggi, qui e subito, la fecondazione eterologa sia lecita e possibile, senza dover attendere leggi o decreti o autorizzazioni; il secondo per denunciare, con l’ indignazione del medico che ha vissuto sulla propria pelle i drammi ed dolori dei pazienti, un atteggiamento che pare preoccupato degli equilibrismi politici e non dei diritti dei cittadini (del diritto dei cittadini pazienti alla cure appropriate).
Ed allora questa volta parlo di forma, non di sostanza. Perché la sostanza c’ è, la norma è chiara, certamente tutto si può migliorare ma l’ipotesi di un perfezionamento non può essere il pretesto per starsene immobili.
Viene usata una logica furbesca ed insinuante: visto che il divieto di eterologa è caduto, si agita il tema del vuoto legislativo (che non c’ è), si insiste sull’attendere un qualche provvedimento di qualcuno (ministro, governo, parlamento ….) proponendo per l’ intanto di stare tutti fermi, ci si affida a voci anonime (mi è capitato di leggere l’ originale definizione fonti del ministero: come se un ministero appunto non si esprimesse con atti scritti e pubblici).
Ci provano, vi è pure chi si scopre difensore dei diritti del nascituro per sostenere che il donatore deve essere identificabile (mentre, come tutti sanno, questa è solo la via per azzerare le donazioni), quando la pur ideologicissima legge 40 – proprio a vera e sostanziale tutela dei diritti del nascituro – già prevedeva e tuttora prevede, per il caso di eterologa, l’inammissibilità del disconoscimento e l’assenza di qualsiasi rapporto fra donatore e nato.
Anche la dolorosa vicenda dello scambio di embrioni accaduta all’ospedale di Roma, in occasione di una fecondazione omologa, quindi in contesto del tutto diverso, viene sollevata come fantasma e spauracchio.
Insomma, si prova ad intimorire i medici, a spaventare le coppie, come se non bastasse loro il dolore per la propria condizione: il tutto con chiacchiere ed insinuazioni, visto che in un paese ancora civile nessuno, nemmeno un ministro, può alzarsi e dire la legge c’ è, ma non si applica perché a me non piace.
Infine, una considerazione ed un ricordo, entrambi ottimisti. Le ciarle non hanno peso nei tribunali, non dobbiamo andare fino a Berlino per trovare un giudice, i medici dunque lavorino serenamente, non saranno perseguitati. Nel 2009, quando sempre la Corte Costituzionale cancellò il limite dei tre embrioni, vi fu chi proclamò – esattamente come oggi – che era una decisione inapplicabile, che si dovevano attendere decreti, linee guida, provvedimenti vari. Sappiamo come è andata a finire.