Il Tribunale di Bologna ha riconosciuto il diritto ad accedere alle tecniche di fecondazione eterologa e ha accolto il ricorso delle due coppie, presentato prima della storica sentenza della Corte Costituzionale (Vox ha dedicato un’intera sezione al tema). Il ricorso, era stato presentato perché il centro medico a cui si era rivolta la coppia si era rifiutato di eseguire il trattamento, allora ancora vietato per legge. Per il giudice “non c’è nessun vuoto normativo” che impedisca oggi di procedere in base alle regole della medicina e alla legislazione sanitaria vigente. Per Vox, raccogliamo il commento congiunto dei quattro avvocati, e voci di Vox, Marilisa D’Amico, Mariapaola Costantini, Sebastiano Papandrea e Massimo Clara.
Prima della sentenza 162 della Corte Costituzionale, una coppia aveva chiesto che venisse riconosciuto il suo diritto a ricorrere alla fecondazione eterologa, unica terapia possibile per il suo caso.
Il Tribunale di Bologna ha atteso la decisione della Consulta: nel decidere oggi ha ovviamente riconosciuto il diritto alla terapia, visto che il divieto contenuto nella legge 40 è stato cancellato, ma ha anche sottolineato con ampia motivazione come non sussista allo stato nessun vuoto normativo che impedisca di procedere immediatamente secondo le regole della medicina e della legislazione sanitaria vigente, applicando al caso concreto l’ indicazione che era stata formulata dal giudice costituzionale.
La pronuncia del Tribunale di Bologna è assolutamente positiva: come sottolineammo fin dal giorno successivo al deposito della sentenza della Consulta, le coppie sterili/infertili possono subito ricorrere alla terapia di cui necessitano. Linee guida aggiornate, decreti ministeriali attuativi, altri provvedimenti potranno contribuire al miglioramento delle procedure: ma non sono e non possono essere il pretesto per negare un diritto e per aggirare una (chiarissima) sentenza della Corte Costituzionale.
Leggi qui il testo completo della sentenza del Tribunale di Bologna.