Una sentenza storica per la tutela dei diritti LGBT. Una bimba di 5 anni potrà essere adottata dalla compagna della sua madre biologica. A deciderlo, il Tribunale per i Minorenni di Roma che ha ribadito come “l’omogenitorialità sia una forma diversa di genitorialità, ma non vuol dire che non sia sana”. Si tratta del primo caso in assoluto di adozione gay in Italia. Per Vox, il commento dell’avvocato Massimo Clara.
Il Tribunale per i Minorenni di Roma ha deciso l’adozione di una bambina da parte della compagna della madre: il consueto fronte degli omofobi ha lamentato una rivoluzione decisa dai giudici, ma la realtà è ben diversa.
Cominciamo con una precisazione giuridica, non decisiva ma doverosa per inquadrare la vicenda. Si tratta in questo caso di adozione in caso particolare perché la bambina – che vive con le due mamme – non è in condizione di abbandono e quindi non può essere ritenuta in condizioni di adottabilità. Ma dal punto di vista dei diritti civili, questo elemento è secondario (chi volesse un approfondimento tecnico giuridico, potrà trovarlo sul sito Articolo 29).
Ciò che conta è che questa decisione in realtà conferma un orientamento che – pur in procedimenti giudiziari parzialmente differenti – è già stato fatto proprio da molti altri giudici. Solo a memoria di chi scrive, i tribunali di Milano, Bologna, Genova e la Cassazione. In diversi casi infatti era stato sostenuto che un bambino, convivente con una coppia del medesimo orientamento sessuale, venisse per questo “educato male” (per non dire “educato all’ immoralità”…), data la mancanza della doppia figura genitoriale padre+madre.
Bene, in tutti questi giudizi, come la legge prescrive nell’interesse del minore, i giudici hanno specificatamente valutato le varie famiglie di fatto, anche con il contributo dei servizi sociali, ed hanno constatato che si trattava di famiglie perfettamente normali, perfettamente idonee, perfettamente adatte a crescere e ad educare il bambino. Siamo molto contenti, certo, per queste famiglie, e sottolineiamo come venga sempre più emergendo il rigetto del superato concetto dell’imitatio naturae quale presupposto della famiglia “vera”. La famiglia non è una, le famiglie sono tante. La modalità procreativa conta assai poco (la stessa vicenda dell’eterologa ha insegnato molto….), quello che conta sono la scelta, l’ amore e la responsabilità, e questi sono valori che non trovano fondamento nell’ orientamento sessuale della persona.
Auguri alle mamme di Roma e alla loro bambina, a tutte le altre coppie che hanno dovuto andare da un giudice per vedere riconosciuto il loro diritto, a tutte le coppie che ogni giorno – ma con sempre più successo – combattono la battaglia contro la discriminazione ed il fondamentalismo.