Con una circolare, il ministro degli Interni Alfano ha imposto ai sindaci dei comuni di tutta Italia di cancellare le trascrizioni delle nozze gay contratte all’estero. Un provvedimento, che ha immediato scatenato le reazioni dei primi cittadini, da Milano a Napoli, da Roma a Grosseto. Perché il matrimonio paritario resta la vera soluzione per superare le discriminazioni omosessuali. Per Vox, il commento dell’avvocato Massimo Clara.
Apparentemente è una piccola questione, e si potrebbe stupirsi di tanta mobilitazione, dai Sindaci al Ministro dell’Interno. Sappiamo (purtroppo) che in Italia il matrimonio è riservato alle coppie di sesso diverso, e siamo convinti che si tratti di un’ingiusta discriminazione. E in effetti (prendiamo il provvedimento del Sindaco di Bologna) la trascrizione negli uffici informatici dello stato civile non ha effetto costitutivo di obblighi e diritti giuridici soggettivi, e la certificazione di un matrimonio same-sex celebrato all’estero ha utilità marginali, normalmente ottenibili grazie al certificato del matrimonio contratto.
Tuttavia la questione è in realtà rilevante: il fatto è che la discriminazione per orientamento sessuale non viene più accettata da moltissimi cittadini, e il valore simbolico di tutte le iniziative per avere il riconoscimento di famiglie che esistono e non debbono essere negate va nella direzione della maggior tutela dei diritti e della realizzazione del principio costituzionale di eguaglianza. Allora il piano giuridico lascia il posto a quello politico: il matrimonio paritario è la soluzione vera per superare la discriminazione, ma non si può nemmeno accettare l’inerzia di un Parlamento che – nonostante l’espresso invito di quattro anni fa della Corte Costituzionale – nulla ha fatto (se non dichiarazioni…) per affrontare il tema delle nuove famiglie.
E’ la politica che ha l’obbligo costituzionale di rispondere: e ben vengano allora tutte le iniziative, i sindaci, i consigli comunali, le associazioni, che si impegnano per mettere fine alla discriminazione.