Dopo più di trent’anni dall’approvazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza. Una legge, che ha concesso alle donne il pieno diritto alla libertà procreativa e all’interruzione volontaria di gravidanza; ma i divieti della legge 40 e l’aumento vertiginoso dell’obiezione di coscienza in Italia (la media nazionale sfiora il 70%), stanno mettendo a rischio questi diritti. In occasione di un convegno sul tema, abbiamo intervistato Filomena Gallo, Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni; per parlare – e riflettere ancora – di legge 194 e di diritti delle donne.
Perché, nel 2015, è ancora necessario parlare della legge n.194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza?
Ultimamente il concetto di diritto alla libertà procreativa è messo in pericolo: da un lato, la legge 40 con i suoi assurdi divieti, dall’altro con l’abuso - direi illegale – del diritto all’obiezione di coscienza, seppur previsto dalla legge 194. Il tasso degli obiettori di coscienza è in aumento, la media nazionale sfiora il 70 per cento, con picchi del 90 per cento al sud. Questo mette in pericolo il diritto all’interruzione di gravidanza di moltissime donne e le costringe anche alla migrazione regionale. Il 1978 è lontano, ma la battaglia ideologica del pro-life non si è arrestata, anzi si intensifica ogni giorno di più a scapito della salute fisica e mentale delle donne.
Ad un anno dalla decisione del Comitato europeo dei diritti sociali, che ha condannato l’Italia per la mancata applicazione della legge n. 194, cosa è cambiato?
Nulla. E questo è un problema, perché emerge che la politica non vuole intervenire attuando la legge 194 alla lettera; gli strumenti ci sarebbero, ma manca la volontà politica.
Obiezione di coscienza ed effettività del diritto delle donne di interrompere la gravidanza. Come fare per garantire il giusto bilanciamento?
E’ bene specificare che la posizione dell’Associazione Luca Coscioni non ritiene assolutamente che il diritto all’obiezione di coscienza non debba essere tutelato. Ha la stessa dignità di quello dell’interruzione volontaria di gravidanza. Premesso questo, insieme all’Aied – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica, abbiamo elaborato delle proposte concrete che abbiamo inviato ai Presidenti di Regione e agli assessori alla Sanità: creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza; elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza; concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG; utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori; deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.