Martedì 22 marzo, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso sul divieto previsto dalla legge 40 sulla fecondazione assistita (contro cui si è schierato anche Vox). Secondo la Consulta, infatti, la decisione di rendere possibile la manipolazione sugli embrioni per scopi scientifici e sperimentali “non finalizzati alla tutela degli stessi” spetterebbe al Parlamento. Un fatto, questo, che oltre a mostrare come scienza e diritto siano strettamente connessi, ha tenuto “gli scienziati fuori dalla porta”. Riportiamo qui il commento di Marilisa D’Amico, co-fondatrice di Vox, che invita il Parlamento a valorizzare l’importanza della scienza davanti alla Corte costituzionale. Perché il divieto di ricerca sugli embrioni non può che rappresentare un ostacolo alla tutela della salute di tutti.
Ieri la Corte costituzionale ha deciso di tenere gli scienziati fuori dalla porta e di lasciare al legislatore la responsabilità di intervenire sulla ricerca scientifica sugli embrioni.
La Corte non ha ammesso l’istruttoria, richiesta anche da Vox, che avrebbe consentito al Giudice di comprendere l’importanza della ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali per la cura e per il trattamento terapeutico di alcune gravissime patologie, ampiamente documentata dalla letteratura scientifica internazionale.
Trincerandosi dietro l’inammissibilità, I Giudici costituzionali hanno evitato di ascoltare le voci di coloro che quotidianamente si scontrano con il divieto imposto dalla legge n. 40 del 2004, perdendo l’occasione di comprendere a fondo le conseguenze dello stesso sull’attività di ricerca e sulla salute collettiva.
E’ soprattutto in questioni come quella di ieri, in cui scienza e diritto sono strettamente connessi, che la voce della scienza e degli scienziati dovrebbe farsi sentire in modo adeguato, scevra di incrostature ideologiche, e nel rispetto del contraddittorio con le parti.
Come avviene in altri paesi europei, sarebbe importante poter fornire ai Giudici costituzionali un quadro esaustivo delle problematiche e degli aspetti scientifici legati alla decisione. A tal fine la Corte potrebbe valorizzare quei poteri che ha a disposizione, come i poteri istruttori, che le consentirebbero di assumere a base inconfutabile della propria decisione evidenze tratte dai dati della letteratura scientifica
La speranza è che le opinioni degli scienziati possano trovare maggior spazio davanti alla Corte europea dei diritti dell’Uomo, dove Vox intende presentare un ricorso proprio sul divieto di ricerca scientifica sugli embrioni.
A differenza delle Corti, il Parlamento si avvale normalmente di audizioni per ascoltare le opinioni della comunità scientifica riguardo ai disegni di legge in approvazione. Non è un caso dunque, che sia in discussione un progetto di legge, presentato dalla Sen. De Biase anche con la collaborazione di Vox, volto a modificare la l. n. 40 del 2004. Tra le varie modifiche, il progetto di legge intende abolire – a determinate condizioni e in linea con gli altri paesi europei– il divieto di ricerca scientifica imposto dall’art. 13.
Si auspica che il Parlamento decida al più presto valorizzando le opinioni degli esperti, secondo i quali il divieto di ricerca sugli embrioni non può che rappresentare un ostacolo alla tutela della salute di tutti (art. 32 Cost.) e alla libertà di ricerca scientifica (art. 9 Cost).