La conquista del principio generale di eguaglianza e dei diritti fondamentali, così come sanciti dai Trattati internazionali e da tutte le Costituzioni europee, è oggi messa in discussione da un clima culturale sempre meno aperto e inclusivo.
Ciò è messo chiaramente in luce dai risultati della Mappa dell’Intolleranza 2, la quale dimostra ancora una volta l’esistenza radicata nel nostro Paese e nelle nostre città di una resistenza “sociale” alla tolleranza e all’accettazione delle diversità.
La diffusione del linguaggio dell’odio diviene, in tal modo, veicolo di discriminazioni e di ingiusti stereotipi che si frappongono alla creazione di una società giusta ed egualitaria.
Così le parole d’odio contro gli islamici, mappate per la prima volta in questa seconda edizione del progetto, sembrano trasformarsi in scelte legislative che, lontane dalla realtà multiculturale del nostro territorio, violano la libertà religiosa e l’eguaglianza fra tutte le confessioni, impedendo la costruzione di luoghi di culto.
Così le parole d’odio contro gli stranieri, i migranti e i richiedenti asilo, sembrano incitare alla costruzione di muri e barriere che dividono i Paesi europei, compromettendo le libertà “pilastro” sulle quali si è fondata la stessa Unione europea.
Così le parole d’odio contro gli omossessuali sembrano tradursi in duri scontri ideologici tanto nell’opinione pubblica come nelle forze politiche, mettendo anche a rischio l’introduzione di una disciplina dovuta, come quella relativa al riconoscimento delle unioni civili, approvata recentemente dal nostro Parlamento.
Oltre a queste evidenze, profondamente connesse agli eventi sociali che hanno caratterizzato l’anno passato, la seconda edizione del progetto ribadisce la drammatica diffusione della misoginia, di una cultura ancora poco attenta ai diritti delle persone con disabilità, dell’antisemitismo e della xenofobia; fenomeni radicati in particolare nelle grandi città che continuano ad essere bacino di malcontento ed intolleranza.
I risultati della mappa dell’intolleranza dovrebbero rappresentare un segnale chiaro alla politica e alle istituzioni: i diritti non si garantiscono solo sulla carta, ma con misure concrete, idonee a produrre un cambiamento che non sia solo “formale”, ma anche “sostanziale” e “culturale”.