Lo scorso 3 febbraio la ministra per la Pubblica Amministrazione Marianna Madia ha emanato una direttiva che dà la possibilità alle madri di allattare al seno anche negli uffici pubblici. Una direttiva semplice, rivolta non solo a tutti i dipendenti, ma anche amministrazioni ed enti che non potranno più ostacolare il diritto del bambino di essere allattato. Alessia Bausone, dottoranda di ricerca in Teoria del diritto e ordine giuridico ed economico europeo all’Università Magna Graecia di Catanzaro, ha riassunto per Vox il contenuto della direttiva.
Il 27 gennaio lo aveva promesso con un tweet e in pochi giorni ha subito mantenuto la parola data.
La ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione Marianna Madia ha emanato il 3 febbraio la direttiva 1/2017 “per la semplificazione e la pubblica amministrazione in materia di comportamenti e atti delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 ostativi all’allattamento.”
Che cosa prevede:
La direttiva richiama l’attenzione “delle pubbliche amministrazioni e dei singoli dipendenti nella propria attività di erogazione dei servizi alla collettività, sulla necessità di assumere azioni positive, comportamenti collaborativi o comunque di non adottare atti che ostacolino le esigenze di allattamento”, inoltre: “I vertici e la dirigenza delle amministrazioni si adopereranno per prevenire comportamenti o atti in contrasto con le suddette finalità, anche nell’ambito di organismi controllati”.
Questo perché, come viene precisato nella direttiva, “l’allattamento al seno costituisce la modalità di alimentazione naturale della prima infanzia” con beneficio anche alla salute della donna.
Pertanto, con questo provvedimento viene affermato il diritto del bambino ad essere allattato al seno, anche negli uffici pubblici.
A chi:
È importante sottolineare che i destinatari della direttiva sono le amministrazioni pubbliche indicate dal Testo Unico sul pubblico impiego: tutte le amministrazioni dello Stato, compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l’ARAN e le agenzie che svolgono attività di carattere tecnico-operativo di interesse nazionale.
I riferimenti:
Il provvedimento emanato cita espressamente la direttiva 2006/141/CE della Commissione Europea del 22 dicembre 2006 il cui scopo, come si legge nel considerando n. 22, è quello di “promuovere e proteggere l’allattamento al seno” e il decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali 82/2009, in cui all’articolo 14, comma 1, lettera g), si legge che il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, le Regioni e le Province autonome sostengono e proteggono la pratica dell’allattamento al seno mediante azioni volte a contrastare: “comportamenti ostativi alla pratica dell’allattamento al seno”.
Tale articolo viene richiamato dall’articolo 9 del D.lgs 84/2011 che istituisce un fondo presso il Ministero della salute con finalità informativa e di promozione dell’allattamento al seno.
Pertanto, si evince dalla direttiva Madia che qualora un dipendente pubblico attui condotte che ostacolino il diritto del bambino ad essere allattato al seno, egli violerà il codice di comportamento dei dipendenti pubblici, in particolare l’articolo 5 del D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62, con il conseguente trattamento sanzionatorio.