di Nannarel Fiano
Piero Calamandrei ha descritto con estrema efficacia il fondamento materiale e storico della Costituzione: “se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione”.
All’origine dell’anno zero, ovvero il 1948, vi era, presso i Padri fondatori, una forte esigenza di garanzia dei valori costituzionali, affinché non si potessero mai più ripetere gli orrori del nazifascismo.
Che dire oggi, nel 2018, dei recenti fatti di cronaca in tema di antisemitismo?
Soltanto poche settimane fa a Milano, il 9 dicembre, in occasione di una manifestazione del tutto pacifica, sono state pronunciate frasi che inneggiavano al massacro degli ebrei: un fatto grave, eppure passato, per lo più, in sordina.
Grave, allo stesso modo, oltre che carico d’odio, il gesto che ha portato alla vandalizzazione della pietra di inciampo di Angelo Fiocchi, situata a Milano.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha giustamente affermato che la città di Milano non si piegherà mai “di fronte a chi vuole cancellare la Memoria”.
Non si tratta di un’affermazione di importanza secondaria.
In effetti, non sono soltanto gli strumenti offerti dall’ordinamento giuridico a rappresentare un’arma idonea ad arrestare l’attuale ondata nazifascista, ma anche la Memoria rappresenta uno strumento di lotta di stampo antidiscriminatorio di notevole impatto sulla società.
In questo senso, come non ricordare la recentissima nomina da parte del Presidente della Repubblica Mattarella di Liliana Segre a Senatrice a vita, la quale si è dedicata alla testimonianza, alla trasmissione e alla diffusione di quel lapidario e commosso “mai più” che spesso risuona nelle sentite testimonianze di chi è riuscito a sopravvivere all’olocausto.
La presenza in Parlamento di una personalità che ha inciso così tanto sulla piena realizzazione dei principi costituzionali non può che muoversi nella direzione contraria, che deve e non può che essere ostinata, all’oblio.
Se ancora oggi è possibile che, pubblicamente, venga invocata la “razza bianca” e, fatto ancora più grave, se a settant’anni dall’entrata in vigore della Costituzione può essere data all’art. 3 della Carta costituzionale un’interpretazione capace di giustificare e legittimare l’invocazione della “razza”, allora forse è necessario effettuare un ragionamento sull’impostazione di metodo con cui, sul piano istituzionale e a livello di cittadinanza, viene costruita la Memoria – collettiva e individuale.
Non basta la commemorazione delle vittime della Shoah per tenere viva la Memoria; forse non basta perché la Memoria, strutturalmente, non può e non deve in alcun modo costituire –esclusivamente- la manifestazione una tantum del funesto compianto delle vittime del nazifascismo, rivolto, da un lato, ad un passato ormai cronologicamente percepito come lontano, e dall’altro, a quelle topiche immagini del campo di sterminio di Auschwitz, divenute oramai simbolo della Shoah.
In realtà, la Memoria ha due facce: certamente, in parte è rivolta al passato (e ciò è doveroso), in parte (ma forse soprattutto) è rivolta al futuro, alle nuove generazioni.
Ricordare è un’esigenza costituzionale, non può essere un blando dovere civico che, una volta l’anno, talvolta svogliatamente, viene adempiuto.
Affinché venga adempiuto il dovere del Ricordo, è fondamentale che, nelle sedi opportune, vengano insegnati i valori dell’antifascismo, e quindi i valori costituzionali; fondamentale e necessaria è la trasmissione di questi valori alle nuove generazioni, soprattutto in considerazione del fatto che i testimoni diretti della Shoah stanno scomparendo.
A proposito di testimonianza, la neo Senatrice a vita ha affermato che “coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.
E proprio perché la coscienza deve essere usata, così come la Memoria alimentata, sono di fondamentale importanza civica quei progetti volti alla conservazione e alla garanzia di quest’ultima, come quello che vede protagonisti i ricordi di Nedo Fiano, che oggi, non ricordando più l’inferno vissuto nel campo di sterminio di Auschwitz, non può più assolvere al prezioso impegno della costruzione della Memoria: per questo, un anno fa, è stato lanciato un bellissimo progetto dal nome “Forgetting Auschwitz, Remembering Auschwitz” corredato da un video di presentazione molto forte.
volto a tenerne vivi i Ricordi.
Perché siamo tutti quanti, oggi e domani, i Custodi della Memoria.