Promuovere la valorizzazione del patrimonio di multiculturalità, di esperienze e caratteristiche diverse degli individui. Dar vita ad azioni capaci di creare le condizioni per ambienti aperti alle diverse dimensioni
del nostro essere umani. Favorire la crescita e il benessere di ogni cittadino, al di là dell’appartenenza a categorie e gruppi considerati svantaggiati. Combattere discriminazioni e pregiudizi negativi, respingere le parole che seminano paura. Promuovere la cultura dell’inclusione come forma di civile convivenza e di fertilizzazione di buone pratiche. Questo, l’impegno di una città inclusiva, libera dall’odio, dall’intolleranza, dalle discriminazioni. Una città, capace di diventare laboratorio di un nuovo umanesimo.
Il Manifesto per una città hate free, creato da VoxDiritti, pone l’accento sulle parole e le azioni. Le parole, per fermare l’odio e favorire un linguaggio inclusivo. E le azioni, la cifra vera dell’impegno di una città, che diventa laboratorio di nuove dimensioni della convivenza. Più aperte, più inclusive, più capaci di prendere nota delle sfide alle quali il mondo complesso nel quale viviamo ci pone di fronte. Lo abbiamo diviso in quattro parti, quattro sezioni che indicano le priorità e le urgenze: le parole, innanzitutto, che tracciano la semantica di ciò che siamo e di ciò che vogliamo essere; le persone, la cui formazione è il primo, fondamentale passo per combattere stereotipi e pregiudizi negativi, padri nobili (o ignobili) dei discorsi d’odio; le comunità, perché unire esperienze e conoscenze, fare sinergia tra università, associazioni, terzo settore è oggi compito imprescindibile per un’amministrazione comunale che voglia efficacemente combattere i discorsi d’odio; le agorà, gli spazi cittadini nei quali le persone si incontrano e le vite si intrecciano: dalle scuole ai Municipi, è qui che si sperimenta davvero la possibilità dell’inclusione. Azioni concrete, dunque, e parole per supportarle. Leggetele qui.
Abbiamo donato il Manifesto a Milano per prima, ma lo mettiamo a disposizione di tutte le città che vorranno adottarlo, nella convinzione che è proprio dalle città che bisogna oggi ripartire per ricucire il tessuto connettivo della società, slabbrato e violentato dal troppo odio che circola in rete.