Oscuramento dei contenuti, prof anti-bulli, ammonimento del questore, piano di azione e monitoraggio del fenomeno: sono questi i punti principali della legge contro il cyberbullismo, approvata ieri alla Camera in via definitiva all’unanimità. La legge è dedicata a Carolina Picchio, la 14enne di Novara che si uccise nel 2013 in seguito alla pubblicazione di un video in cui veniva molestata. Vox ha lanciato a metà marzo la campagna #leparolefannomale, la prima fatta dai giovani per i giovani contro hatespeech, bullismo e cyberbullismo. Una campagna che ha coinvolto studenti liceali e universitari, e che vuole diffondere l’invito che Carolina lasciò impresso nel suo messaggio di addio: “Siate più sensibili”.
di Massimo Clara e Ilaria Liberatore
Una legge per Carolina, una legge per tutti i minorenni che, come lei, devono affrontare le ingiurie, le molestie, le violenze e l’isolamento da parte di coetanei che si considerano più forti di loro. È stata approvata ieri alla Camera, in via definitiva, all’unanimità: con 432 voti e un astenuto. Dopo un iter piuttosto difficile, la legge contro il cyberbullismo (“Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del bullismo sul web”) è quindi realtà, grazie all’iniziativa della senatrice del PD Elena Ferrara, che era stata insegnante di Carolina Picchio. “Le parole fanno più male delle botte”, aveva scritto la 14enne di Novara, poco prima di gettarsi dal balcone di casa, in seguito alla diffusione sui social di un video in cui era vittima di pesanti molestie sessuali. I 2600 “like” a quel video erano un peso troppo grande da sostenere. È stata la Presidente della Camera, Laura Boldrini, a dedicare la legge a Carolina “e a tutte le altre vittime del cyberbullismo”: l’8,5% degli adolescenti italiani (a cui si aggiunge il 28% di vittime di bullismo), che nel 59% dei casi ha pensato almeno una volta al suicidio e, nell’11%, ci ha provato.
Cos’è il cyberbullismo
La legge per la prima volta dà una definizione ufficiale del fenomeno: per cyberbullismo intendiamo “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito dei dati personali in danno di minorenni, nonché la diffusione di contenuti online il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.
Cosa prevede la legge
- Oscuramento dei contenuti lesivi: il minore sopra i 14 anni vittima di cyberbullismo, o un suo genitore, può chiedere al gestore del sito web o del social network di oscurare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, ci si può rivolgere al Garante della privacy, che interviene nelle successive 48 ore. Tra i gestori chiamati in causa non ci sono però i motori di ricerca, i cache provider e gli access provider.
- Docente anti-bulli: ogni scuola individuerà tra i propri professori un “docente anti-bulli”, cioè un referente per le iniziative contro il cyberbullismo, che avrà – tra i vari compiti – quelli di informare le famiglie di minori coinvolti in casi di bullismo sul web, proporre adeguati provvedimenti e collaborare con le forze di polizia e le associazioni presenti sul territorio.
- Ammonimento del questore: come nel caso della legge sullo stalking, in caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito dei dati personali sul web, il questore può ammonire il responsabile di tali reati anche senza che vi sia una querela o denuncia nei suoi confronti. Insieme al cyberbullo saranno convocati anche i suoi genitori. Dopo il compimento del 18esimo anno gli effetti dell’ammonimento decadono.
- Piano d’azione e monitoraggio: la legge prevede diverse misure di prevenzione ed educazione nei confronti dei minori (sia vittime che bulli), da realizzare all’interno degli istituti scolastici. La Presidenza del Consiglio si è impegnata ad istituire un tavolo tecnico che redigerà un piano di azione integrato per queste finalità, nonché una banca dati per il monitoraggio del cyberbullismo.
E’ una legge nuova e importante. Anzitutto identifica come illecito quella serie di comportamenti che, decontestualizzati e presi singolarmente, potrebbero essere considerati solo “ragazzate”, al massimo “ragazzate idiote”, mentre la sistematicità della pressione e dell’aggressione sui social è l’elemento distintivo di qualcosa di grave da non tollerare. Si coinvolgono i gestori informatici, senza alcuna velleità di censura, ma con la precisa coscienza che se non si interviene sulla fonte il risultato è impossibile. E si agisce su una pluralità di piani, impegnando direttamente anche le strutture educative, perché solo interventi convergenti possono sradicare la subcultura violenta da cui sono venuti i 2.600 “like” che hanno colpito Carolina. A questo impegno collettivo ha chiamato l’appello di Laura Boldrini.
Vox e l’impegno nelle scuole
Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti ha deciso di impegnarsi in prima linea contro il fenomeno del cyberbullismo. #leparolefannomale, la prima campagna di comunicazione contro hatespeech, bullismo e cyberbullismo, fatta dai giovani per i giovani, ha coinvolto gli studenti del Liceo Classico “G. Berchet” di Milano e quelli dell’Università Cattolica di Milano. Anche Gigi Buffon, portiere della Juventus e capitano della Nazionale Italiana, ha dato il suo contributo e abbiamo ricevuto il sostegno della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. Solo sui social network, da metà marzo, i video dei ragazzi hanno raggiunto più di 50mila persone e sono stati visualizzati da circa 30mila utenti. Uno di quei video si intitola proprio “Le parole fanno male” ed è dedicato a Carolina: racconta come parole quotidianamente utilizzate dai ragazzi con leggerezza e superficialità – “frocio”, “troietta”, “down”, per citarne solo alcune -, se usate in contesti pubblici come i social, possano trasformarsi in strumenti d’odio, capaci di ferire e, talvolta, di uccidere. “Siate più sensibili”, ha scritto Carolina nel suo ultimo messaggio. I ragazzi hanno capito la forza di quelle parole. Vox farà di tutto per diffonderle. E ora c’è anche una legge che lo pretende.