Da anni in Italia ci muoviamo all’interno di un orizzonte che possiamo definire “dei diritti negati”.
In alcuni casi, la politica decide di non decidere, per semplici opzioni ideologiche, come nel caso delle coppie omosessuali, lasciate senza diritti, anche di fronte al riconoscimento chiarissimo della Corte costituzionale (“le coppie omosessuali hanno diritto vivere liberamente la loro condizione di coppia” (…); è necessaria una legge generale: sent. 138 del 2010).
In altri casi, la politica decide male, negando diritti e mettendo in clandestinità le persone che vogliono esercitarli. Emblematica la famigerata legge 40, sulla procreazione medicalmente assistita, fatta di divieti irragionevoli, che impedivano alle coppie infertili di avere un bambino in Italia, e che ora è stata corretta in parte dai giudici e dalla Corte costituzionale, ma che ancor oggi impedisce la cd. Fecondazione “eterologa” e la ricerca scientifica sugli embrioni.
In altri ancora, a fronte di leggi equilibrate e di diritti assicurati, si cerca di paralizzarne l’applicazione: pensiamo all’obiezione di coscienza dei medici sulla 194 (legge sull’interruzione della gravidanza). Un’obiezione che paralizza l’applicazione della legge a causa dell’altissimo numero di personale obiettore (cosa che pone molti dubbi circa la serietà delle motivazioni del personale medico) e anche della stessa estensione del fenomeno (pensiamo anche al personale ausiliario o all’obiezione nei consultori o nelle farmacie).
In una realtà così controversa e così piena di sofferenza, credo che sia necessario cercare uno spazio di ragionamento, di denuncia, di mobilitazione, ma soprattutto di orientamento culturale.
La trasformazione dello spazio dei diritti fondamentali da luogo oscurantista, fatto di lotte e di contrapposizioni, a spazio laico, fatto di confronto e di ragionamento, non può essere fatto in fretta, o con un solo strumento.
La politica è necessaria, ma da sola non basta. I giudici comuni e la Corte costituzionale svolgono un ruolo fondamentale, ma con strumenti limitati, che spesso non possono andare oltre la giustizia del singolo caso.
Le Università, le scuole possono promuovere una cultura dei diritti.
La Scienza deve uscire dal chiuso dei laboratori e della cultura accademica, per far conoscere i propri orizzonti, condivisi o controversi.
In realtà a tutti noi è affidata la difesa e la conquista dei nostri diritti.
Per questo penso che VOX possa svolgere un ruolo utile, per tracciare una nuova direzione.
Marilisa D’Amico