Durante una crisi economica, la minaccia ai diritti è ancora più forte. Povertà e debolezza sociale rischiano di diventare condizioni diffuse e strettamente legate al rischio di violazione e discriminazione. VOX crede che “il libero sviluppo della persona” passi necessariamente attraverso la tutela dei diritti e la “valorizzazione delle differenze”. A partire dalla “questione di genere”. Ce lo racconta Francesca Zajckyk, docente di Sociologia Urbana presso l’Università Bicocca di Milano.
Il diritto al lavoro, alla casa, alle cure sanitarie, all’istruzione rappresentano diritti fondamentali in una società che vuole essere davvero democratica con al centro la bandiera della giustizia sociale e dell’uguaglianza formale e sostanziale. La crisi economica e finanziaria costituisce oggi una grave minaccia per l’attuazione di questi diritti e ha avuto negli ultimi anni effetti negativi sulla qualità della vita di donne e uomini.
TRA POVERTA’ E ESCLUSIONE
Sempre più frequenti sono i dati che raccontano di individui e famiglie che devono progressivamente rinunciare a elementi basilari nella dieta quotidiana, sono milioni ormai coloro che non si fanno curare. E, se da una parte cresce il numero di chi non ha lavoro e fonti di sostentamento, aumenta – in parallelo – l’esercito di precari, spesso sfruttati e ricattati in mille forme invisibili.
Anziani, donne, minori, disabili, migranti le categorie più sofferenti e non a caso le più rappresentate dall’indicatore di povertà assoluta, ma anche della povertà relativa con un indice di diseguaglianza sociale e della forbice tra “ricchi e poveri” che si è andata via via allargando con l’intensificazione della crisi.
E sono proprio le fasce della popolazione più vulnerabili, per condizione economica e status sociale, quelle che subiscono più facilmente forme di discriminazione rischiando in tal modo di accentuarne le condizioni di esclusione o riducendo comunque gli standard di qualità della vita.
Quanto più sono socialmente deboli, tanto più difficile è avere “voce” per denunciare le violazioni di quel principio di pari opportunità per tutti, richiamato in modo diretto e indiretto dalla nostra Costituzione, così come da numerosi Trattati e Dichiarazioni a livello europeo. E non c’è dubbio che fattori quali il genere, l’età (essere anziani, giovani o minori), l’origine etnica, la religione praticata, l’abilità linguistica, di per sé dimensioni che fanno riferimento a condizioni di diversity, favoriscono o accentuano percorsi discriminatori.
IL RISPETTO TRA LIBERO SVILUPPO E QUESTIONE DI GENERE
Tuttavia, in una fase storica nella quale la riduzione delle risorse economiche, finanziarie e sociali rende più difficile l’accesso a quei diritti che consentono il libero sviluppo della persona nella vita di relazione nel rispetto e valorizzazione delle differenze occorre sottolineare una condizione che, forse, più di altre è fonte di rischi di discriminazioni e diseguali opportunità di benessere e qualità della vita: ci riferiamo alla questione di genere. Ancora oggi essere di sesso femminile rischia di moltiplicare le difficoltà di vita e le discriminazioni – dirette o indirette – cui si è sottoposti.
E’ più elevata la quota di giovani donne disoccupate, rispetto ai maschi; ma è anche consistente il loro numero tra i NEET, giovani che non studiano e non lavorano. D’altra parte ancora troppo basso è il numero di coloro che riescono a lavorare e ancor più di coloro che riescono a valorizzare competenze e talenti in un quadro di gender pay gap. Per non parlare di quelle giovani donne che non riescono raggiungere l’obiettivo, del tutto legittimo, di essere madre e lavoratrice.
In tutto questo permane un problema di rispetto: rispetto nei confronti del ruolo femminile nelle immagini della comunicazione che ledono la dignità della donna; elemento fondamentale che contribuisce al persistere di una cultura di genere nel nostro paese basato su stereotipi non solo culturalmente arretrati rispetto al ruolo che la donna oggi riveste nella nostra paese, ma possibile veicolo di relazioni che sottostanno a pratiche di violenza e di prevaricazione.
Insomma, riconoscere pieni diritti alle donne vuol dire favorire progresso sociale e allargamento delle opportunità.
Francesca Zajckyk