Dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge 40, se le questioni di ordine giuridico sembrano superate, restano ancora da risolvere quelle più pratiche legate ai donatori di seme e alle donatrici di ovociti, agli embrioni crioconservati nelle banche estere e a quelli abbandonati nei centri italiani. Problematiche, che necessitano di una chiara e immediata soluzione da parte del governo e delle strutture ospedaliere. Per Vox, il commento di Alessandra Vucetich, medico ginecologo e membro del direttivo di PRO-FERT, Società italiana di Conservazione della fertilità, e di CECOS ITALIA, Associazione italiana per la lotta alla sterilità.
Nell’aprile di quest’anno la Corte Costituzionale si è pronunciata positivamente nei confronti della possibilità di eseguire la fecondazione eterologa nel nostro Paese, rimuovendo quindi il divieto espresso nella legge 40/2004. Da quel momento, grazie al lavoro coordinato ed efficace dei medici specialisti del settore, delle associazioni di pazienti, dei giuristi coinvolti in questa lunga battaglia civile, di alcuni (non tutti) degli organi politici preposti, abbiamo osservato i diversi passaggi procedurali che hanno condotto alle conclusioni espresse nel corso della Conferenza Stato – Regioni dello scorso 4 settembre.
Al momento attuale, si può essere indotti a ritenere che il problema sia del tutto risolto, anche in considerazione del fatto che, quando intervistati, gli specialisti dei centri di procreazione medicalmente assistita si sono sempre, unanimemente, dichiarati pronti a partire con i programmi di fecondazione eterologa dal “giorno dopo” al pronunciamento stesso dell’Alta Corte.
Queste dichiarazioni si mantengono veritiere per quanto attiene la componente biotecnologica del percorso di fecondazione eterologa (le procedure risultano qualche volta addirittura più semplici di quelle di fecondazione omologa), il punto sul quale invece rimane ancora tutto da fare riguarda il reperimento dei gameti per fecondazione eterologa, ossia il reperimento di spermatozoi ed ovociti di donatori.
Si può, infatti, sintetizzare che le problematiche di ordine giuridico sono risolte, quasi risolte sono quelle di ordine procedurale/ applicativo (siamo comunque ancora in attesa dello specifico documento di Regione Lombardia), sono tutte da risolvere quelle di ordine pratico, di queste si vuole fare menzione e focalizzare l’attenzione su una scelta di possibili soluzioni.
L’ARRUOLAMENTO DEI DONATORI DI SEME E DELLE DONATRICI DI OVOCITI
Per quanto attiene ai criteri clinici di arruolamento dei donatori di gameti, questi sono ben delineati nelle specifiche linee guida europee; a parte questo basilare aspetto procedurale, ci sono diversi quesiti cui va data risposta: che cosa viene offerto a chi dona in cambio del suo atto umanitario? Un piccolo compenso economico a titolo di rimborso spese? Un controllo del suo stato di salute? Se sì, a carico del Sistema Sanitario Nazionale? Una giornata libera dal lavoro? Per un donatore maschio appare forse troppo, ma per le donatrici andranno previste e codificate non poche ore di assenza dall’attività usuale, lavorativa o di studio, in quanto il programma di donazione di ovociti impegna la donna per circa 15 giorni.
Sembra giusto offrire alla donatrice una preservazione della propria fertilità, cioè che una parte degli ovociti raccolti vengano congelati e rimangano a disposizione della donatrice stessa. Ciò non viene eseguito al momento attuato nei paesi in cui l’ovodonazione è praticata da tempo, da molte parti però si levano critiche alla posizione troppo “commerciale” nei confronti di queste giovani donne. Se vi fosse un’opzione anche per la preservazione della fertilità della donatrice, qual è il soggetto che copre i costi? Quindi: chi paga i farmaci per la stimolazione ovarica? Potrebbe essere il SSN, la donna ricevente, o si pensa forse che questi costi possano essere da attribuire ai Centri di PMA? Ancora: è’ possibile arruolare attraverso annunci pubblicitari donatori e donatrici, come succede in Spagna, o come avviene anche da noi per quanto riguarda le donazioni di sangue o di organi? Se ciò non fosse, in che modo si potranno sensibilizzare le persone su questo tema?
IL COINVOLGIMENTO DEI PAZIENTI INFERTILI GIA’ IN PROGRAMMA PMA
I pazienti, uomini e donne, già coinvolti nel percorso di fecondazione extracorporea per propria infertilità, potranno accettare o meno la proposta di lasciare in donazione i proprio liquido seminale che potrà venire utilizzato in fecondazione eterologa per coppie con sterilità maschile assoluta; le donne a loro volta potranno lasciare alcuni dei loro ovociti per coppie in cui la donna ha esaurito la propria riserva ovarica. Sarà però necessario ricontattare tutte le donne che negli anni successivi al 2004 hanno avuto ovociti crioconservati nei Centri di PMA, per richiedere loro il benestare alla donazione di questi ovociti , ma andranno anche uniformati gli standard di valutazione della eleggibilità di quelle ex pazienti come donatrici. Nel corso degli anni questi standard sono cambiati, sono quindi stati aggiunti esami clinici che alcune pazienti avranno fatto ed altre no, a seconda del momento in cui la paziente è arrivata alla PMA e a seconda anche del centro in cui è stata assistita. Al momento attuale la normativa europea considera giustamente irrinunciabili questi standard, per cui queste ex pazienti dovranno essere contattate, raggiunte e sollecitate a eseguire gli esami clinici mancanti, costituiti da semplici ( ma a volte costosi) prelievi del sangue, ancora una volta il quesito sarà: chi paga?
EMBRIONI DERIVANTI DA FECONDAZIONE ETEROLOGA CRIOCONSERVATI NELLE BANCHE ESTERE
E’ necessario trovare soluzione ad un tema che appare complicato (ma forse è semplice), in merito al rientro nei centri italiani di embrioni derivanti da fecondazione eterologa presso centri esteri nel decennio che ha visto il divieto in vigore in Italia. Questi embrioni sono di proprietà delle coppie, non si vede il motivo per cui, ora che la situazione italiana è cambiata, non vengano trasferiti in Italia. Questi embrioni verranno accettati nei Centri pubblici? Se si, a carico di chi saranno i costi? Verranno ospitati solo nei centri privati? Bisogna ricordare che comunque al momento attuale in Italia non è poi possibile eliminare gli embrioni soprannumerari…..
EMBRIONI ABBANDONATI
Bisogna trovare una soluzione in merito agli embrioni abbandonati che sono presenti nei Centri Italiani, come appena detto per questi embrioni non è previsto un destino, ora potrebbero essere dichiarati donabili (più eterologa di così….) Certamente il vuoto legale che ha da sempre contraddistinto le decisioni riguardanti il destino degli embrioni soprannumerari non fa onore al nostro paese, rappresenta forse nella maniera più inequivocabile le difficoltà nelle quali si sono incagliati sia il legislatore che tutta la società civile nel comporre le fratture ideologiche secondo soluzioni accettabili per tutti.