“Un pregiudizio verso coloro che non sono in grado di sostenere l’onere economico previsto”. Con queste parole, pochi giorni fa, il Consiglio di Stato ha sospeso la delibera della Regione Lombardia, che prevedeva il pagamento della fecondazione eterologa interamente a carico delle coppie. La scelta dell’unica regione in Italia ad aver previsto un costo per l’operazione (tra i 1.500 e i 4.000 euro) ha suscitato parecchie reazioni: prime tra tutte quelle delle associazioni Medicina Democratica e Sos-Infertilità che, grazie alla difesa degli avvocati Massimo Clara e Lorenzo Platania, si sono rivolte con successo al giudice amministrativo. Ecco le motivazioni alla base dell’ordinanza del Consiglio di Stato e l’opinione di Marilisa D’Amico che proprio pochi mesi fa aveva giudicato la delibera della Regione “ingiusta e discriminatoria”.
Il Consiglio di Stato ha sospeso in via cautelare la delibera della Regione Lombardia che poneva a carico delle coppie l’intero pagamento delle tecniche di fecondazione eterologa.
La Lombardia, infatti, è stata l’unica regione a disporre il pagamento per la fecondazione eterologa, con costi tra i 1.500 ed i 4.000 euro. Una scelta che non ha lasciato indifferenti le associazioni Medicina democratica e Sos-Infertilità che, rappresentate e difese dagli avvocati Massimo Clara e Lorenza Platania, si sono rivolte al giudice amministrativo.
Pochi giorni fa la decisione del Consiglio di Stato: la delibera di Regione Lombardia è discriminatoria e rappresenta un pregiudizio per le coppie che intendono accedere alla fecondazione di tipo eterologo.
Esiste, secondo il Consiglio di Stato, una disparità di trattamento tra le coppie che intendono beneficiare delle tecniche di fecondazione eterologa, rispetto a quelle che accedono alla fecondazione di tipo omologo, coperta dal ticket.
Nell’ordinanza del Consiglio di Stato si legge, infatti, che “sembra condivisibile la censura di disparità di trattamento sotto il profilo economico tra la procreazione medicalmente assistita omologa e quella eterologa, stante l’incontestata assunzione a carico del servizio sanitario regionale lombardo – salvo il pagamento di ticket – della prima“.
Il Consiglio di Stato, dunque, sospende la delibera della Regione Lombardia poiché essa rischia di creare un pregiudizio verso “coloro che non sono in grado di sostenere l’onere economico previsto, della possibilità di accedere alle tecniche in parola dovuta al superamento dell’età potenzialmente fertile durante il tempo occorrente per la definizione del giudizio nel merito“.
Secondo Marilisa D’Amico, co-fondatrice di Vox, “La decisione del Consiglio di Stato non fa altro che attuare i principi espressi dalla Corte costituzionale un anno fa. La Corte, infatti, ha affermato in modo indiscutibile che la fecondazione assistita, omologa o eterologa che sia, è una cura, e pertanto le coppie hanno pieno diritto di ricorrere alle cure per loro necessarie. Ed è discriminatorio che i cittadini di una sola regione in Italia siano obbligati a pagare, e molto, una terapia solo perché questa non incontra il gradimento ideologico della Giunta (leggi l’intervento). La decisione del Consiglio di Stato rappresenta un altro passo in avanti per garantire i diritti delle coppie che intendono accedere alle tecniche di fecondazione eterologa, anche in Lombardia”.