L’8 Aprile la Consulta dichiara incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa contenuto nella legge 40 del 2004 (leggi il dossier che Vox ha dedicato al tema). Da allora, tante le promesse e le speranze di molte coppie che chiedono di avere un figlio utilizzando gameti esterni. Con quali risultati? Purtroppo negativi, con solo trenta casi dall’ultima sentenza della Corte, costi altissimi per la prestazione e sempre più coppie costrette, ancora, a emigrare all’estero.
Solo trenta coppie hanno usufruito dei trattamenti di fecondazione eterologa in Italia nel 2014 (venti in Sicilia, nove in Toscana, qualcuno in Emilia Romagna e Veneto), a fronte dell’80% di coppie italiane che richiedono donatrici di ovociti. 3.500€, invece, il costo della prestazione più diffuso, a cui si aggiunge il costo medio del ticket – che varia a seconda delle Regioni e della complessità della prestazione – di circa 500€.
Questo, lo scenario del nostro Paese, dopo quasi un anno dalla storica sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa, ovvero la norma, contenuta nella legge 40/2004, che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi per le coppie infertili.
Le cause? Tante e complesse, a partire dalla mancanza di ovociti e donatori. Nel nostro Paese, infatti, non ci sono donatrici disposte a donare i loro gameti, vuoi per diffidenza o per l’assenza di promozione e informazione sul tema da parte delle Istituzioni. A questo si aggiungono le discusse Linee Guida, promosse dalla Conferenza delle Regioni, che rendono più difficoltoso l’accesso alle cure, richiedendo più esami di quelli previsti nel resto d’Europa. Insomma, un anno di promesse disattese, ritardi e cavilli burocratici che non fanno ben sperare sulle sorti dell’eterologa in Italia. Ma quali i blocchi e le inefficienze? Ecco una breve riflessione di Carlo Flamigni, ginecologo di fama e voce di Vox, apparsa nei giorni scorsi su un quotidiano nazionale:
“In Italia si svolgono pochissimi interventi di fecondazione eterologa. Il problema fondamentale è che mancano ovociti: l’80% di richieste riguarda infatti donne con problemi di sterilità o menopausa anticipata. Questo perché in Italia hanno fatto di tutto per scoraggiare la donazione di gameti. La donazione nella migliore delle ipotesi viene ignorata invece che promossa – come aveva invece annunciato il ministro della saluta Lorenzin – e inoltre a chi fina andrebbe almeno riconosciuta una somma per i giorni di mancato lavoro.
C’è anche la questione delle Linee Guida promosse dalla province. Hanno provato in tutti i modi a rendere difficile l’attuazione della sentenza, prevedendo inutili esami per il prelievo degli ovociti, test che non fanno neppure all’estero, impedendo così di utilizzare le scorte che avevamo in Italia”.