di Marilisa D’Amico e Massimo Clara
Molte coppie samesex, negli anni passati, si sono sposate o hanno contratto unioni civili all’estero: ma quando ne chiedevano il riconoscimento, la trascrizione, la risposta istituzionale era sempre quella, non era possibile, nessuna norma lo consentiva (e purtroppo era vero).
Eppure fin dal 2010 la Corte Costituzionale aveva indicato al legislatore la necessità di una legge che garantisse il diritto di questi cittadini.
Le coppie allora si sono rivolte alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Con una prima sentenza del 2015 lo stato italiano fu condannato, per non aver dato ai propri cittadini la legge necessaria per riconoscere i diritti di tutte le coppie, a prescindere dall’orientamento sessuale.
Oggi nuova sentenza per lo stesso motivo, e nuova condanna dell’Italia. Le coppie infatti avevano fatto ricorso nel 2012, ed allora non c’era nessuna tutela giuridica, si è dovuto attendere fino al 2016 per avere quel riconoscimento istituzionale che era dovuto da anni.
Una nuova vittoria delle coppie, una conferma importante della giurisprudenza europea: gli anni di impegno, nei tribunali e fino alla Cedu, sono stati un contributo importante per arrivare al riconoscimento di diritti civili per tutti, ponendo rimedio alla vischiosità del sistema politico.