La proposta di legge sulla cittadinanza (ddl. S. 2092) è al Senato da settimane. Già approvata dalla Camera nell’ottobre del 2015, questa legge aggiungerebbe al criterio dello “ius sanguinis” quelli dello “ius soli” temperato e dello “ius culturae”: si diventerebbe, cioè, cittadini italiani perché si è nati sul suolo italiano o perché si sono frequentate le scuole italiane. Ad alcune condizioni. Ecco cosa prevede il disegno di legge, perché ce n’è bisogno e perché non deve fare paura.
di Ilaria Liberatore e Massimo Clara
Se ne discute al Senato da metà giugno, ma dalla Camera la legge è stata approvata già nell’ottobre 2015. Riguarda circa 800 mila di ragazzi nati da genitori stranieri, ma italiani per cultura, lingua, amicizie, sentimenti, persino per il piatto preferito (che magari è la pizza) o per la squadra del cuore. È la nuova proposta di legge sulla cittadinanza che vuole estendere i criteri per diventare italiani ai bambini nati in Italia da genitori stranieri (“ius soli temperato”) o arrivati in Italia da piccoli (“ius culturae”). Una legge voluta dal Partito Democratico e dagli altri partiti di sinistra, mentre Forza Italia e Lega Nord si oppongono e il Movimento 5 Stelle si asterrà dalla votazione (come fece nel 2015 per la votazione alla Camera).
Cosa prevede ora la legge sulla cittadinanza
L’ attuale legge sulla cittadinanza si basa sul criterio dello ius sanguinis (“diritto legato al sangue”, quindi all’origine dei genitori): chi nasce da genitori stranieri, anche se partorito sul suolo italiano, può diventare cittadino solo al compimento della maggiore età, purché dalla nascita abbia mantenuto la residenza in Italia “legalmente e ininterrottamente”. È una legge che presenta alcuni punti deboli: esclude bambini e ragazzi dalla cittadinanza e dai benefici che ne derivano, fino ai 18 anni; e lega la loro condizione a quella dei genitori, che nel frattempo potrebbero non ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno.
La nuova legge, tra “ius soli” e “ius culturae”
La nuova legge sulla cittadinanza vuole introdurre due nuovi criteri per ottenere la cittadinanza italiana prima dei 18 anni: lo ius soli (“diritto legato al territorio”) temperato e lo ius culturae (“diritto legato all’istruzione”):
– secondo il primo criterio, il bambino nato in Italia potrebbe diventare cittadino italiano se almeno uno dei due genitori risiede legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore con il permesso di soggiorno non è cittadino UE, deve inoltre: avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale (6000 euro nel 2017); disporre di un alloggio rispondente ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; superare un test di conoscenza della lingua italiana. Il genitore deve dichiarare la sua volontà presentando una domanda al comune di residenza del minore entro il compimento dei 18 anni. In assenza di tale dichiarazione, chi vuole la cittadinanza italiana può richiederla entro i due anni dal raggiungimento della maggiore età. Se chi richiede la cittadinanza è nato ed è stato residente in Italia legalmente senza interruzioni fino a 18 anni, il termine per la dichiarazione di acquisto della cittadinanza si prolunga di da uno a due anni dal raggiungimento della maggiore età. Lo ius soli temperato interessa circa 635mila figli di immigrati nati in Italia dal 1999 ad oggi, quindi ancora minorenni (dati Fondazione Moressa).
– con lo ius culturae la cittadinanza italiana si otterrebbe attraverso il sistema scolastico: possono chiederla i minori stranieri nati in Italia o arrivati qui entro i 12 anni, che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno 5 anni e superato con successo almeno un ciclo scolastico (scuole elementari o medie). Anche chi è arrivato in Italia fra i 12 e i 18 anni potrebbe avere la cittadinanza, dopo aver risieduto in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico. Rientrerebbero in questa categoria circa 166mila minori nati all’estero che hanno già studiano per 5 anni nelle nostre scuole (dati Fondazione Moressa).
Alcune argomentazioni razziste smontate con l’evidenza
- “Ci sarà un’invasione di partorienti”, attratte dalla possibilità di ottenere la cittadinanza automatica: falso, basta leggere il testo della legge. Ciò che si propone è uno ius soli temperato, per il quale non basta essere nati sul suolo italiano per ottenere automaticamente la cittadinanza. Lo ius soli assoluto in Italia si applica solo in due casi eccezionali: se i genitori del bambino nato sul territorio italiano sono ignoti o apolidi, o non possono trasmettergli la propria cittadinanza secondo la legge dello Stato di provenienza; o se il bambino è figlio di ignoti e viene trovato sul territorio italiano.
- “Rischiamo l’islamizzazione della società italiana”: falso, lo dicono i numeri. Secondo il Dossier IDOS 2016, la maggior parte degli immigrati regolari in Italia è di religione cristiana (considerando le diverse confessioni): i cristiani sono aumentati di 6 punti decimali rispetto al 2013, raggiungendo ora il 53,8% del totale; al contrario, i musulmani sono diminuiti di 9 punti decimali e rappresentano il 32,2% del totale.
- “Gli stranieri sostituiranno gli italiani”: falso, anche qui lo dicono i numeri. Secondo la Fondazione Moressa al momento beneficerebbero della legge poco meno di 800mila minori e, se la legge fosse approvata, in futuro potrebbero esserci circa 40-45mila nuovi italiani per ius solitemperato e 10-12 mila per ius culturae. Considerando che in Italia ci sono in tutto circa 10 milioni di minori e che nel 2015 sono nati quasi 486mila bambini (dati ISTAT) è evidente che non c’è alcuna possibilità di “sostituzione etnica”.
- “C’è già una legge che permette di ottenere la cittadinanza, basta aspettare i 18 anni”: falso. La nuova legge avrebbe proprio il merito di tirar fuori da un limbo legislativo e sociale i minori, che fino ai 18 anni non possono godere di tutti i diritti a cui si accede tramite la cittadinanza italiana. Inoltre, con l’attuale legge, l’aspirante cittadino italiano ha solo un anno per richiedere la cittadinanza, e deve dimostrare aver mantenuto la residenza in Italia “legalmente e ininterrottamente” e di avere un certo reddito.
Infine: giustizia e interesse
Basterebbe dire che è incivile discriminare dei minori, punto e basta. Ma se vogliamo vedere le cose secondo il cinico metro dell’utilità, lasciamo in soffitta la demagogia, e ricordiamoci che i migliori strumenti per la prevenzione della violenza e del terrorismo sono l’ integrazione e l’acculturazione, non la creazione di ghetti disperati ed esplosivi. P.S. E le tasse? Questi cittadini le pagheranno… Senza contare che proprio qualche giorno fa, il presidente dell’INPS Tito Boeri ha ricordato l’importanza dei lavoratori stranieri per il nostro sistema pensionistico, soprattutto per via della giovane età dei lavoratori stranieri, «oggi gli immigrati offrono un contributo molto importante al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale e questa loro funzione è destinata a crescere nei prossimi decenni man mano che le generazioni di lavoratori autoctoni che entrano nel mercato del lavoro diventeranno più piccole».
Come si ottiene la cittadinanza negli altri Paesi?
- Stati Uniti, Canada e quasi tutti i Paesi dell’America Latina concedono lo ius soli assoluto in modo automatico.
Per quanto riguarda i Paesi Europei:
– Francia: ius soli, a condizione che il minore abbia vissuto stabilmente sul territorio dello stato per almeno 5 anni.
– Germania: ius sanguinis, ma se uno dei genitori ha il permesso di soggiorno da almeno tre anni e vive in Germania da almeno otto scatta lo ius soli.
– Regno Unito: ius soli, se uno dei genitori è legalmente residente nel Paese.
– Spagna: ius soli, se il bambino nasce da genitori stranieri che sono residenti da almeno un anno nel territorio nazionale (con obbligo di residenza per un numero di anni che varia a seconda del Paese d’origine)
– Irlanda: ius soli, se i genitori risiedono nel territorio nazionale da almeno tre anni.
– Belgio: ius soli, si diventa cittadini belgi a 18 anni, se si è nati in Belgio.