Negli ultimi dieci anni la società italiana ha subìto profondi cambiamenti dovuti ad una molteplicità di fattori, quali l’impatto della crisi economica del 2008 cha ha radicalmente cambiato l’immagine del settore economico e sociale del Paese; l’impatto delle ondate migratorie; la perdurante instabilità politica; l’erosione di assetti sociali tradizionali in favore di nuove modalità relazionali e comunicative.
In questo nuovo scenario stiamo assistendo con sempre maggiore frequenza ad episodi di intolleranza e violenza verso gruppi sociali e categorie di persone che rappresentano, per loro intrinseche caratteristiche, pregiudizi diffusi a atteggiamenti di avversione in una certa parte di altra popolazione.
Questi comportamenti sono sempre esistiti, ma sono andati via via contenendosi, nel momento in cui si è riusciti in una opera di diffusione di conoscenza e sensibilizzazione verso specifiche tematiche.
Gli aspetti però prima descritti hanno prodotto una società dove il malessere diffuso non proviene unicamente da ragioni economiche, bensì relazionali.
Le difficoltà oggettive incontrate da certe persone ricadono nel modo con il quale interpretano e valutano certi comportamenti: da qui l’importanza anche di comprendere in profondità il ruolo giocato dai mass media nella presentazione di certi eventi e nella diffusione di alcune notizie.
In particolare stiamo assistendo ad una estremizzazione delle valutazioni e dei conflitti, che trova una sua ragione di esistere -non di legittimazione- nei pregiudizi diffusi e radicati proprio come elementi culturali.
Analisi Mappa e confronto anni 2016, 2017, 2018 (Marzo – Maggio)
L’attenzione dello strumento elaborato ovvero una mappa dell’intolleranza per meglio comprendere la diffusione via social e in special modo via Twitter di concezioni e atteggiamenti di intolleranza.
La mappa considera sei categorie di gruppi sociali che negli ultimi anni sono stati oggetto di episodi di violenza o intolleranza– omosessuali, ebrei, migranti, disabili, donne, islamici.
Ognuno di questi gruppi sociali rimanda a dimensioni latenti, per le quali si attivano in modo più o meno violento forme estreme di intolleranza:
- i migranti o comunque gli stranieri in generali vengono considerati per il loro status socio-politico e per una paura che si sta via via generalizzando e diffondendo
- gli ebrei e gli islamici vengono attaccati per l’orientamento religioso. Frequente è poi l’associazione dell’estremismo religioso con la religione musulmana
- i diversamente abili sono considerati per la loro vulnerabilità legate allo status di salute
- le donne e gli omosessuali sono discriminati per questioni legate al genere e all’orientamento sessuale
E’ interessante notare come questi quattro gruppi differenti per appartenenza a dimensioni socio – culturali specifiche indirizzino l’attenzione verso quattro diversi approcci alle discriminazione e alle parole d’odio utilizzate via social network.
Iniziando l’analisi da alcune riflessioni generali e confronti con i dati dell’anno precedente ciò che emerge sono le seguenti tendenze:
- Aumento dei Tweet totali nel 2017 rispetto al 2016. Questa tendenza risulta statisticamente importante, perché dimostra che rispetto alle sei categorie prima citate vi è stata una concentrazione e diffusione di parole ed espressioni di odio nei loro confronti, che si torva perfettamente in linea con il clima generale del Paese e le difficoltà nella gestione dei conflitti e dei pregiudizi
- Diminuzione fra 2016 e 2017 di quelli contro omossessuali. E’ interessante notare che la decrescita di tweet di odio o intolleranza può essere contestualmente letta con l’aumento delle riforme relative al riconoscimento dei diritti degli omosessuali e ad una maggiore libertà di parlare di una tematica che molto spesso è stata culturalmente associata a dei tabù e pregiudizi. Le molte dichiarazioni pubbliche di personaggi famosi hanno, anche in questo senso, facilitato la visibilità del fenomeno, accrescendone dove possibile la sensibilizzazione sociale. Negli ultimi anni numerose campagne contro l’omofobia sono state poi attivate su scala nazionale
- Nel 2017 sono aumentati i tweet contro gli ebrei, contestualizzando una tendenza che si sta verificando soprattutto in Francia dagli ultimi mesi dello scorso anno. Questo fenomeno, che vede molte famiglie ebree lasciare o pensare di andare via dalla Francia nei prossimi anni in favore di Israele è comprensibile, in quanto gli attentati di Parigi degli ultimi anni hanno messo in discussione la sicurezza stessa delle persone appartenenti alla religione ebraiche. Un problema quindi che trova sue radici profonde nelle modalità e possibilità di convivenza delle minoranze religiose, in una società fortemente multiculturale come quella francese
- Rispetto al 2016, nel 2017 sono aumentati i tweet contro i migranti. Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, le maggiori reazioni (verbali e online o di protesta vera e propria) di intolleranza contro i migranti non si sono registrate nel momento dei picchi di arrivo, come nel 2015, ma nei periodi successivi agli sbarchi e in particolare dopo qualche tempo, quando i migranti erano stati destinati nelle differenti strutture di accoglienza e trasferiti sul territorio. Non dimentichiamo a questo proposito la reazione di forte dissenso manifestata dagli abitanti di Goro e Gorino in provincia di Ferrara contro il trasferimento di alcuni migranti presso i loro paesi alla fine del 2016. E’ importante a questo proposito considerare la possibile relazione fra forme di estremismo online e comportamenti violenti nella realtà
- Nel 2017 si registra l’aumento dei tweet contro i disabili. Tale fenomeno può essere compreso attraverso l’analisi dell’effetto purtroppo distorto delle ampie campagne in favore della sensibilizzazione verso certe disabilità e contro le discriminazioni. Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una aumentata visibilità delle persone che presentano disabilità di vario tipo, grazie anche a progetti ed esperienze di inserimento scolastico e lavorativo, che dovrebbero essere al centro delle politiche sociali
- Il numero dimezzato invece dei tweet contro le donne deve fare riflettere. Tale fenomeno può essere interpretato come una reticenza nell’uso di un social media per esprimere la propria intolleranza e violenza contro questo gruppo, che invece possiede una maggiore vulnerabilità verso forme di violenza quotidiane, psicologiche e fisiche. E’ quindi probabile che il fenomeno via social media si sia ridimensionato per esplodere però nella pratica di vita quotidiana, insinuandosi in tutti gli ambiti di vita da quello familiare a quello lavorativo. Da non sottovalutare inoltre, le molte campagne di sensibilizzazione sostenute e sponsorizzate anche da personaggi politici e del mondo dello spettacolo, che possono avere avuto l’effetto di rafforzare una modalità di violenza – quella fisica, del mondo reale – contenendo quella online. Da considerare inoltre, che il legame con la vittima è spesso di tipo familiare, intimo, conosciuto e quindi una vicinanza fisica viene preferita come metodo di violenza rispetto all’utilizzo “verbale” delle parole online
L’ultimo dato interessante di confronto con la mappa del 2016, riguarda il raddoppio dei tweet che esprimono odio o discriminazione nei confronti degli islamici. La comprensione di questa intolleranza passa per l’immagine collettiva di sovrapposizione fra persone che professano la religione islamica e gli atti estremi di terrorismo. Nonostante i moLti appelli della comunità islamica più moderata al rispetto e al dialogo reciproco, come si può notare gli atteggiamenti e le opinioni delle persone sono orientati verso altre direzioni.
I tweet che esprimono intolleranza e discriminazione prima considerati devono essere attentamente analizzati, anche in funzione di alcune categorie sociologiche interpretative, che mirino ad una opportuna universalizzazione del fenomeno e quindi ad una sua auspicata comprensione.
Un altro aspetto importante da considerare è la diminuzione, per tutte e sei le categorie sociali incluse nella rilevazione, dei profili Twitter. Ciò è un utile indicatore, che dimostra quanto si possa tematizzare una sorta di “estremizzazione online dell’odio”, in quanto la diminuzione dei profili è correlata ad un aumento dei twitter totali.
Nello specifico la concentrazione di tweet, con un aumento esponenziale di quelli contro gli islamici, un incremento meno netto di quelli contro i migranti e i disabili, mostra che la comunità online si sta polarizzando verso specifici gruppi sociali in funzione anche, come vedremo, della più generale influenza dei mass media e dell’eco mediatica nazionale e internazionale.
Dimensioni sociologiche emergenti
Ad uno primo sguardo, le riflessioni prima esplicitate fanno emergere l’immagine di una società, che non sa includere per una purtroppo cronica mancanza di competenze pratiche e culturali nella comprensione di atteggiamenti e comportamenti legati alle minoranze o a diversi gruppi sociali.
E’ noto infatti che la mancanza di conoscenze e la paura legate a fattori che non si comprendono generano dinamiche difensive, che prima di divenire tali passano per comportamenti di attacco e come in questo specifico caso parole e atteggiamenti offensivi e discriminatori. La suddivisione nelle categorie citate e la loro diffusione geografica sul territorio nazionale permettono alcune considerazioni importanti per la qualità relazionale online e offline della società italiana.
Considerando la prima categoria “antisemitismo”, la diffusione geografica nelle città del Nord Italia come Torino, Milano, Venezia, ma anche Roma dimostra quanto l’influenza storica e culturale giochi un ruolo rilevante nella percezione e nell’interpretazione delle persone.
Tutte queste città infatti hanno storicamente una forte componente ebraica nel loro assetto e per esempio Venezia ha un quartiere storico ebraico della città così come Roma. E’ questo quindi il caso in cui la diffusione di tweet ripercorre, accanto a passaggi geografici, la storia socio – culturale del Paese.
I tweet contro gli ebrei sono aumentanti nel 2017, seppur non in modo esponenziale, ma rivelano comunque una tendenza all’antisemitismo forte da un lato dell’ascesa dei movimenti di estrema destra, dall’altro dagli effetti degli ultimi attentati terroristici.
Il punto più alto di tweet contro gli ebrei è stato raggiungo l’11 Settembre anche grazie a:
- una fake news circolata in rete e per la quale 4000 ebrei si sono salvati dall’attacco alle Torri Gemelle perché avvertiti dell’attentato
- un effetto imitativo o di influenza causato dalla pubblicazione da parte del figlio di Netanyahu di una vignetta antisemita contro Soros
- alcune notizie riguardanti proprio George Soros
- a Verona il 10 settembre è stata la giornata dedicata alla cultura ebraica
L’analisi conferma che l’influenza di chi utilizza Twitter è legata anche, in modo relazionale, a quanto accadde non solo in Italia, ma anche nel mondo.
La seconda categoria “disabilità” riporta una diffusione geografica soprattutto per le grandi città come Torino, Milano, Firenze, Napoli. Una certa dispersione la si incontra per città come Bari, Reggio Calabria, Catania, Siracusa e Cagliari.
La disabilità in Italia è ancora soprattutto in certi luoghi un tabù da nascondere e isolare. Confrontando la rilevazione di tweet contro la disabilità nel 2017 e gli ultimi dati raccolti dall’Istat relativi a persone disabili con più di sei anni si evince una tendenza inversa.
Infatti, nelle città con più tweet discriminatori, la presenza di persone con disabilità di varia natura è minore, mentre al Sud e nelle Isole sono presenti più persone diversamente abili, ma meno tweet discriminatori. Questo tipo di atteggiamento è comprensibile all’interno di uno scenario culturale nazionale più ampio, dove la disabilità in molti contesti è considerata come una vergogna o una colpa.
E’ questo il motivo per il quale in Italia solo il 18% delle persone con disabilità lavora e pochi sono inseriti in progetti di integrazione sociale e supporto.
Per quanto concerne il numero massimo di tweet contro i disabili esso si è registrato nella giornata dell’08 Settembre 2017, durante la quale le informazioni che sono circolate rispetto a questa tematica son state le seguenti:
- una ragazzina francese di 14 anni tetraplegica è stata assalita e mutilata dai topi senza che, date le sue condizioni, potesse fare nulla
- a Latina una donna è stata scippata mentre stava accompagnando il figlio disabile sulla sedia a rotelle
- a Siena un disabile è stato offeso per il parcheggio
- in quei giorni si stava discutendo la proposta di prevedere un assistente sessuale per persone disabili
- in Sicilia, ma anche in Lombardia sono emerse gravi carenze nell’assistenza alle persone disabili
L’influenza quindi dei media e delle notizie anche estere, come quella francese, hanno catalizzato l’attenzione non solo di chi è a supporto e sostiene la necessaria integrazione delle persone disabili, ma anche di chi possiede già atteggiamenti discriminatori e intolleranti, che in occasione di questi eventi vengono rafforzati.
La terza categoria “islamofobia” è un tema fondamentale non solo in Italia, ma in tutta Europa. Gli effetti degli attentati di matrice islamica di questi ultimi decenni hanno generato come conseguenza sociale, un’attenzione particolare verso le persone islamiche e con essa anche atteggiamenti intolleranti e discriminatori.
La diffusione geografica di tweet discriminatori e intolleranti contro persone islamiche vede una polarizzazione del territorio con l’Italia divisa fra Nord e Sud. Infatti si ha una grande concentrazione di tweet a Torino, Milano, Verona, Venezia, Padova, Trieste, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Trapani, Lecce.
Queste ultime città pugliesi hanno avuto anche come caratteristica quella di essere delle sorte di hub per l’estremismo islamico che ha operato in Europa.
Il dato di distribuzione deve essere confrontato con la presenza (e quindi “l’esposizione”) di persone islamiche nelle singole regioni.
Considerando i dati proposti da un rapporto Ismu sulla presenza di persone straniere in relazione alla loro confessione religiosa emerge una tendenza inversa rispetto alla correlazione della diffusione di tweet e concentrazione di persone islamiche.
Le regione del Sud infatti con più presenza di tweet intolleranti come la Campania e la Puglia risultano in realtà essere le regioni con una minore presenza di islamici, rispetto ad altre come Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana.
Il fenomeno può essere spiegato osservando lo scenario collettivo e gli effetti della percezione collettiva sulla valutazione di specifici gruppi sociali.
La Campania e la Puglia risultano correlate con la presenza di islamici e la latente, poco esplicitata da istituzioni e agenzie di sicurezza, relazione con le attività di organizzazioni criminali locali.
Il rapporto fra persone criminali islamiche e le organizzazioni criminali locali è accertato per i legami nel mercato della droga e in alcuni casi della prostituzione pur lasciando una parte di monopolio alla criminalità autoctona.
L’incidenza di un tessuto sociale così corroso è passibile di portare ad atteggiamenti estremisti verso questo gruppo sociale, alimentando pregiudizi e seminando odio online e offline.
Tale tendenza può essere comunque sostenuta anche nelle regioni del nord Italia come Lombardia e Veneto.
Inoltre nella definizione di islamici come persone ostili ha certamente giocato un ruolo decisivo l’immagine mediatica veicolata in seguito ai vari attentati: non è un caso infatti che il più alto numero di tweet di intolleranza contro gli islamici sia stato registrato il 19 Agosto 2017:
- due giorni dopo l’attentato a Barcellona, in clima di tensione e scontro generalizzato
- nuove minacce all’Italia
- discussione per nuove misure di controterrorismo
In questo quadro generale di insicurezza e incertezza diffusa, è interessante notare che l’accezione con la quale si fa riferimento a persone islamiche, non appartiene alla dimensione religiosa (cme per esempio la parola “musulmano”), ma terrorista o marocchino; mettendo quindi in evidenza una dimensione politica ed etnica.
La diffusione geografica della quarta categoria “omofobia” riporta l’influenza che le radici culturali hanno rispetto alla definizione di questo gruppo sociale. Sono infatti in città del Sud come Napoli, Bari, Lecce che vi è una maggiore presenza di tweet intolleranti o discriminatori.
La caratteristica peculiare di questa rilevazione è che vi è una altissima dispersione in piccoli centri di provincia, a dimostrazione anch’essa che tale tematica rimane confinata ad aspetti localistici e di vita intima di una persona e del suo gruppo sociale di riferimento; senza dimenticare che sempre di più l’orientamento sessuale sta diventando oggetto di pubblico dibattito.
Per quanto concerne la concentrazione di tweet intolleranti nel giorno del 30 Ottobre 2017, ciò è comprensibile in quanto:
- si stavano discutendo proposte di leggi per regolare comportamenti contro l’omofobia, anche nelle scuole
- l’attore Kevin Spacey aveva recentemente dichiarato la sua omosessualità
- ad Asti vi è stata una fiaccolata in memoria di un ragazzo che si è suicidato proprio per le discriminazioni e per le violenze subìte
Dalla presente analisi e dai dati considerati è quindi possibile sostenere che l’omofobia rimane un tabù soprattutto in alcune realtà locali, riferendo soprattutto di una dimensione privata e intima della persona e della sua cerchia di conoscenze.
Una sensibilizzazione maggiore e una apertura verso la tematica si sta avendo grazie alle campagne sostenute da personaggi famose e del mondo dello spettacolo.
Focalizzando l’analisi sulla quinta categoria “sessismo” emergono anche in questo caso delle determinanti storiche culturali, mostrando una maggiore diffusione di tweet in Veneto, Puglia e Calabria e in città come Napoli; meno tweet discriminatori sono invece presenti a Bologna, Firenze, Torino, Roma.
Molti studiosi sono tentati di interpretare questo dato in funzione dei tassi di occupazione femminile, ma i dati, almeno gli ultimi disponibili del 2016 mostrano che non vi è una relazione diretta fra tassi di occupazione e tweet intolleranti.
In questo modo, le radici di atteggiamenti sessisti e discriminatori sono da ricercare e comprendere all’interno di un più ampio scenario nazionale, che implica la revisione delle categorie di analisi includendo la dimensione storica, sociale e antropologica.
Questi ultimi aspetti in particolare sono intrinsecamente legati alle modalità di socializzazione secondaria, che vengono trasmesse dall’ambiente di crescita.
Il maggior numero di tweet discriminatori di natura sessista si è avuto il 03 Luglio, non senza motivo in quanto:
- in quel giorno è stato pubblicato uno studio elaborato dall’Erasmus University di Rotterdam, nel quale si sostiene che le donne siano meno intelligenti degli uomini, suscitando quindi polemiche nell’opinione pubblica europea e nazionale
- qualche giorno si è tenuta a Sulmona una manifestazione di Fonderia Abruzzo per sostenere in futuro dell’Abruzzo in Europa. Durante questo evento alcune donne hanno protetto con gli ombrelli, le gli invitati all’evento.
La risonanza mediatica di questa immagine è stata molto ampia, promuovendo polemiche per il ruolo di ancella affidato alle donne
- giornali locali di Napoli (questa città è risultata come quella dove vi è una maggiore diffusione di tweet sessisti), riportano la notizia della blogger Zia Flavia foodnboobs, che mostra pubblicamente tutte le offese a sfondo sessista che ha ricevuto via social network
Le discriminazioni a sfondo sessista permangono nello scenario nazionale, nonostante la diminuzione totale dei tweet afferenti a questa tipologia. Ciò dimostra una resistenza culturale e storica che permette un certo livello di localizzazione in alcune città e regioni rispetto ad altre.
L’ultima categoria considerata è quella della “xenofobia”, che presenta una diffusione geografica molto polarizzata. Alcune regioni infatti, come il Veneto, la Puglia e città come Napoli presentano i più alti numeri di tweet di natura xenofoba.
Entrambe le regioni Veneto e Puglia sono degli hub storici di passaggi da e per la penisola, così come la città di Napoli. Nonostante quindi una certa predisposizione ad interfacciarsi con persone straniere, permangono come dimostra l’analisi di questi tweet delle estremizzazioni importanti per le ripercussioni sulla vita sociale.
I tweet di natura xenofoba risentono anch’essi del clima generale ed europeo nello specifico, la giornata del 16 Giugno ha ottenuto un maggior numero di tweet di natura xenofoba in quanto:
- a livello europeo si stava discutendo gli attuali orientamenti di estrema destra e xenofobi di Paesi come Francia, Ungheria e Austria
- sempre in quel periodo era molto attivo il dibattito circa lo Ius soli e le conseguenti discussioni anche di orientamento xenofobo
- anche in America del Sud ci sono profonde discussioni per alcuni problemi generati in Chile con la comunità ebraica e in Messico con la comunità migrante
- il tema appare anche legato alla trasmissione di malattie come l’Aids, che vengono spesso associate con i flussi migratori, generando quindi percezioni e atteggiamenti xenofobi
Il tema della xenofobia è profondamente influenzato anche da eventi internazionali, che coinvolgono in modo diretto il nostro Paese. Il confronto con il periodo di rilevazione Marzo – Maggio 2018 mette in evidenza due tendenze specifiche, che dovranno essere considerate per future analisi e riflessioni:
- una forte polarizzazione della comunicazione via Twitter per la quale nonostante sia presente una diminuzione di profili rispetto alle rilevazioni precedenti si assiste allo stesso tempo ad un aumento dei Tweet totali. Questo significa quindi una “concentrazione” di messaggi intolleranti da parte però di un gruppo “più ristretto” di utenti
- tutte le tendenze prima evidenziate per gli anni 2016 e 2017 sono confermate anche per il periodo di rilevazione Marzo – Maggio 2018, in particolare:
- la categoria “straniero” è ancora quella con il maggior numero di Tweet discriminatori e intolleranti, anche alla luce dei nuovi sbarchi occorsi in Italia all’inizio di Marzo (08 e 13 Marzo), così come per la giornata del 10 Maggio. Un aspetto importante da rilevare è la discrepanza esistente fra il dato reale e quello percepito: nella giornata del 29 aprile il Viminale ha aggiornato i dati relativi agli sbarchi, che risultano diminuiti del 75,5% per lo stesso periodo del 2017. Quello stesso giorno però rappresenta un picco di aumento di Tweet contro gli stranieri
- per quanto concerne la categoria “omosessuali” i Tweet discriminanti appaiono in diminuzione, confermando quindi la tendenza e la probabile efficace delle campagne di sensibilizzazione e comunicazione sociale. Permangono giornate di picco in occasione del 29 Marzo e dell’aggressione omofoba a Bologna, così come il 12 Aprile quando il governatore della Lombardia nega il patrocinio al gay pride ritenuta una “manifestazione divisiva”
- anche per la categoria relativa all’antisemitismo la tendenza all’aumento viene confermata. In particolare la giornata di massimo picco è quella del 27 Marzo 2018 quando Mireille Knoll sopravvissuta ai rastrellamenti della Shoah nel Luglio del 1942 viene uccisa a Parigi. Questo drammatico fatto riporta l’attenzione su come la Francia permanga uno degli Stati dove l’antisemitismo sta crescendo negli ultimi anni e sulla natura internazionale di tale discriminazione.
- è sempre il 12 Aprile la giornata nella quale si registra il picco di Tweet discriminatori per la categoria “disabilità”. In quella giornata vi è stata la condanna per uno stupro di gruppo ai danni di una ragazza disabile. Per questa categoria sociale, la tendenza viene confermata rispetto agli anni 2016 e 2017
- la violenza contro le donne via Twitter non aumenta, ma la percezione pubblica dovuto alla copertura mediatica è sempre molto alta. E’ anche questo un esempio di come la percezione diverga dai dati rilevati. I picchi di Tweet contro le donne si hanno in particolare nelle giornate del 8/19 Aprile a causa di un altro femminicidio e il 30 Aprile quando l’Accademia di Svezia è travolta dallo scandalo per le molestie sessuali.
- i tweet discriminatori contro gli islamici vedono i picchi più rilevanti in corrispondenza dell’espulsione dell’ex Imam del carcere di Alessandria il 14 Marzo e quando il 16 Marzo il Ministro tedesco Horst Seehofer dichiara che “l’Islam non fa parte della Germania”. Questo andamento rivela la tendenza costante nella produzione di Tweet discriminatori contro islamici e musulmani, ma anche la spinta internazionale di certi eventi nell’interpretazione e rappresentazione di certi stereotipi o pregiudizi.
Prospettive future
I tweet intolleranti e discriminatori ascrivibili alle sei categorie di gruppi sociali analizzati pongono in evidenza una serie di aspetti fondamentali per la convivenza civile sia online sia offline. Volendo procedere per elenco possono essere così riassunti:
- atteggiamenti intolleranti e discriminatori che nascono sempre in un contesto “relazionale” sia online sia offline
- l’estremismo online corrisponde prima o dopo a forme di estremismo offline
- la concentrazione e la localizzazione di atteggiamenti estremisti varia in funzione di eventi locali, nazionali e internazionali
- l’importanza dei media come influencer e diffusori di una certa tipologia di atteggiamenti, nel trattare notizie ad essi collegati
- il trend della categoria “islamico” assumerà proporzioni ancora più importanti in termini di convivenza sociale
Per meglio affrontare queste dinamiche di conflitto sarebbe auspicabile pensare a strumenti comunicativi e relazionali, che mirino alla comprensione delle caratteristiche di alcuni gruppi sociali e alla loro piena inclusione nella vita sociale.