Valeria Grasso è la protagonista di una storia complicata. Ribellandosi alla mafia che voleva imporle il pizzo come imprenditrice, si è trovata in fuga. Ha denunciato un sistema corrotto e oggi crede che la sua storia possa avere un messaggio per tutti, a partire dai giovani. Con “Legalità è libertà” Valeria ha scelto di impegnarsi per quei giovani che vogliono fare imprenditoria al Sud senza compromessi con il sistema mafioso. VOX l’ha incontrata per chiederle come si insegna una cultura dei diritti ai più giovani.
Valeria, la tua è una storia forte. Ti va di raccontarcela brevemente?
Tutto è iniziato quando la palestra dove lavoravo, di proprietà dei Madonia, è stata messa sotto sequestro da parte dello Stato. Il clan ha iniziato a chiedermi un canone di locazione, un modo carino per dire pizzo! Non sapevo cosa fare, era il 2000, ero sola e di quelle cose si parlava ancora meno di oggi.
Ho scelto di denunciare rifiutando quanto mi proponeva la mafia. Da allora sono iniziate le minacce, una misteriosa palestra aperta proprio di fronte alla mia e la situazione si è fatta presto insostenibile.
Da allora la tua vita è cambiata…
Esatto, sono diventata testimone di giustizia e per evitare di vivere sotto scorta ho preferito una casa nuova dove i miei tre figli ed io potessimo ricominciare. Non è stato semplice, ho dovuto aspettare oltre un anno e mi sono spesso sentita abbandonata anche da quelle istituzioni che hanno avuto il coraggio di presentarmi il conto degli alberghi dove avevo alloggiato mentre ero in fuga. Una vita di isolamento la mia, da allora. Ma ora sono tornata a Palermo, da dove ero partita.
Quando hai scelto di ritornare e perché?
La mia vita dopo aver denunciato è diventata complicata. Sono una donna, una madre e anche per i miei figli non è stato semplice. Spostarsi negli alberghi non ha aiutato i ragazzi a socializzare e ho voluto rimanere accanto a mia figlia in difficoltà. Così siamo tornate qui, a Palermo.
Hai fatto della sua storia un messaggio per tutti ed è nata l’associazione “Libertà e legalità”.
Proprio così, mentre cambiavo città e vita mi sono resa conto che erano molti i giovani che volevano sapere di me, di come proseguiva la mia vicenda. Li sentivo vicini e questo mi ha dato un grande senso di responsabilità. Incoraggiare i ragazzi è diventato fondamentale ed è nata “Libertà e legalità” un’associazione di soli giovani che lottano insieme. Vogliamo aiutare chi vuole sentirsi libero di scegliersi il futuro, chi vuole fare impresa e non sottostare al ricatto della mafia. Abbiamo vinto battaglie presentando progetti, coinvolgendo le istituzioni in particolare con musica e legalità. E funziona!
Hai scelto il Sud e la musica, un abbinamento che insieme ai giovani funziona molto bene. Come si insegna una cultura dei diritti e della legalità?
Il Sud risponde benissimo alle iniziative che abbiamo organizzato. Certo, un requisito fondamentale è mettersi in gioco. Se le risorse economiche scarseggiano, le istituzioni possono fare molto: aprire le piazze, ad esempio, è un segno importante per dare valore e voce. I giovani diventano veri e propri imprenditori, in un sistema sano e pulito, in cui si cercano gli sponsor e imparano a fare impresa. Si insegna tramite l’esempio…
Che messaggio vuole dare ai giovani oggi?
La mia vita vuole essere un esempio, niente di più. Se io ce l’ho fatta, anche loro possono e devono mettercela tutta. Ai giovani dico: non vi piegate, non adeguatevi ad un sistema che non funziona! Abbiate il coraggio di denunciare, la mafia, ma anche le istituzioni se non funzionano. Io mi sono incatenata al Viminale. Sono convinta che i giovani spesso non abbiano alternative, siano vittime di una condizione in cui non hanno scelto di vivere e debbano potersi costruire un futuro. Diamo un futuro ai giovani, senza mafie e compromessi.