Un progetto contro l’omofobia, per sensibilizzare gli adolescenti sui pregiudizi legati all’omosessualità. E imparare ad accettarla, perché tutti hanno il diritto di vivere serenamente la propria identità sessuale. Questi i motivi per cui il liceo Virgilio di Milano ha aderito al Progetto Sophia, un’iniziativa nata in Olanda lo scorso anno e finanziata dalla Commissione Europea (qui il sito: http://www.sophiaproject.co.nf) con l’obiettivo di favorire un confronto tra gli studenti sulle tematiche dell’omosessualità e tentare di contrastare atteggiamenti omofobi che ancora persistono in molti paesi europei, Italia compresa. Una serie di laboratori e attività che vanno dalla scrittura creativa alla realizzazione di un documentario, utilizzando solo le idee e i contributi dei ragazzi. Il liceo Virgilio è il primo, in Italia, ad aver aderito al progetto, dopo le esperienze del Liceo Hosftad in Olanda e dell’Istituto Franzsches Feld in Germania. Noi di Vox abbiamo parlato con la Professoressa Marina Fava, responsabile del progetto.
1. Perché il Liceo Virgilio ha scelto di aderire al progetto Sophia?
Il liceo Virgilio ha un’idea di scuola inclusiva e centrata su un’idea di educazione che comprende “istruire” ma anche “formare individui e cittadini”. Il benessere degli studenti è centrale quanto il risultato scolastico. Collaboriamo con Hofstad Lyceum da almeno cinque anni; ultimamente avevamo fatto un lavoro sul tema delle differenze di genere. Abbiamo deciso di affrontare il tema del bullismo omofobico perchè ci è parso un tema importante e sentito all’interno delle nostre comunità scolastiche. Per di più sono stati sempre più frequenti casi di aggressione, bullismo , alcuni dei quali dall’epilogo tragico, che avevano come protagonisti soggetti adolescenti.
Nel nostro paese, inoltre, è sempre vivo e non risolto, il tema del riconoscimento dei diritti civili fondamentali agli omosessuali. Pertanto ci è parso molto importante stimolare la riflessione in tale direazione.
Col collega olandese abbiamo pensato di dare al progetto una veste più ufficiale, che permettesse ai nostri studenti di collaborare fattivamente.
2. Ci sono stati episodi di omofobia tra gli studenti?
Non nella nostra scuola, per ciò che ci è dato sapere. Tuttavia, è tipico degli adolescenti e, quindi, anche dei nostri studenti, utilizzare espressioni volgari e poco rispettose della diversità. Nella scuola olandese, invece, sono stati riportati episodi di omofobia negli ultimi anni.
3. Ci può parlare brevemente del progetto?
E’ un progetto finanziato dalla commissione europea, il cui titolo SOPHIA, acronimo di Sex Orientation and Prevention of Homonegativity in Adolescents ,racchiude il suo scopo: sensibilizzare gli adolescenti , nella fase della loro crescita personale e definizione della propria identità ad accettare ed accettarsi, e contrastare il pregiudizio e atteggiamenti omofobici. Per citare un dato, pare che i tentativi di suicidio fra adolescenti LGBT sia due volte superiore che negli adolescenti eterosessuali. Per altro, il benessere scolastico, la possibilità di parlarne e il riconoscimento nell’ambito familiare sembrano essere fattori protettivi.
Poichè ci preoccupiamo del benessere dei nostri studenti noi ne abbiamo voluto parlare, a modo nostro, ma ne abbiamo voluto parlare e ci siamo dati degli obiettivi concreti. Il risultato di questi laboratori ne è una prova.
4. Che cosa hanno prodotto i ragazzi nel corso di questi laboratori?
Abbiamo realizzato un libretto che presenta passi di autori latini comunemente studiati al liceo che affrontano il tema dell’omosessualità; una dispensa di unità didattiche di lingua inglese che propone canzoni, poesie, estratti di film, esempi di scrittura creativa; un’opera pittorica che provocatoriamente riutilizza le parole volgari con cui comunemente ci si rivolge a soggetti omosessuali e un breve film scritto, girato e interpretato dai ragazzi, che può essere usato come stimolo per discussione.
Tutto questo è stato fatto durante momenti di scambio in due fasi: 10 giornate a Milano e 10 giorni fra Aurich in Germania e l’Aja in Olanda, in cui i ragazzi hanno partecipato attivamente a laboratori, fatto proposte e realizzato quanto descritto sopra.
5. Come hanno aderito i ragazzi all’iniziativa? Entusiasmo o diffidenza?
Hanno aderito con molto entusiasmo. La cosa bellissima è che non hanno avuto timore a confrontarsi e che hanno avuto la possibilità di esprimersi e mostrare talenti diversi da quelli che comunemente vengono valorizzati nell’ambito scolastico.
Credo che abbiano imparato tanto anche dal confronto fra modi di essere e culture diverse.
6. Suggerirebbe il Progetto Sophia anche ad altre scuole?
Certamente. Se vorranno potranno provare a utilizzare il materiale prodotto attraverso il sito dell’iniziativa. Sarà utile avere un feedback e scambiarsi opinioni sull’esperienza.
7. Crede che il progetto aiuti veramente a far luce sul grave problema dell’omofobia, soprattutto tra gli adolescenti?
Credo che abbia aiutato a far prendere coscienza, a educare ragazzi ad accettare e ad accettarsi, ad accettare le diversità, tutte le diversità, a diventare cittadini consapevoli. Il tema dell’omofobia, quello dei diritti agli omosessuali, credo sia da inserire in un ambito più ampio , quello del riconoscimento dei diritti civili in generale, del rispetto di tutti i soggetti, della necessità di valorizzare le individualità e non appiattire verso un unico modello.