Il primo febbraio del 2014 abbiamo deciso di cambiare la data di nascita che compare sul nostro profilo Facebook in “1 dicembre 1914”. Abbiamo ricevuto innumerevoli messaggi di auguri attraverso i canali di comunicazione più disparati (SMS, telefono, messaggi Facebook,…).
Perché l’abbiamo fatto?
Perché intendevamo capire l’influenza che i Social Network hanno su di noi e sui nostri comportamenti; intendevamo capire se il loro uso favorisca l’emotività e l’istinto. Così facendo, abbiamo reso i nostri ‘amici’ Facebook inconsapevoli protagonisti di un esperimento più ampio denominato LAZZARO.
I Social Network modificano stili e abitudini con modalità così rapide che spesso ci sfugge la portata. Alcuni osservatori paragonano il potenziale innovativo dei Social Network all’introduzione della corrente elettrica, altri a quella del telefono. Come ogni innovazione che si diffonde con modalità epidemiche, alcuni effetti sono desiderati e desiderabili, altri tanto dannosi e pericolosi quanto imprevisti. Secondo una recente ricerca IBM2, il 90% dei dati disponibili sono stati generati negli ultimi due anni. Molti osservatori hanno paragonato questa disponibilità di dati senza precedenti nella storia dell’uomo ad un nuovo microscopio, un nuovo strumento di osservazione della realtà che consente di individuare fenomeni ed “organismi” che abitano l’ecosistema digitale e che sino ad oggi risultavano invisibili (un po’ come quando, non avendo a disposizione il microscopio, si moriva per cause ignote e si attribuiva il tutto a maledizioni, spiriti maligni ed altri fattori non verificabili ed osservabili).
Ma tanti e grandi dati (big data) sono poco compatibili con i nostri pochi e piccoli cervelli (small brains). Abbiamo bisogno di protesi tecnologiche per superare i nostri limiti cognitivi, di nuovi microscopi per trovare spiegazioni a fenomeni altrimenti oscuri.
Perché una mappa?
Nel 1854 un’epidemia di colera colpì Londra. Oltre 10.000 cittadini morirono sino a quando un medico inglese, John Snow, presentò ai funzionari londinesi i risultati delle sue ricerche organizzati in una mappa, che rivelava una concentrazione di casi di colera nelle vicinanze di una pompa d’acqua di Broad Street, l’odierna Broadwick Street, nel quartiere di Soho.
La distinzione tra dati e mappa è evidente a tutti, meno evidente è la relazione simbiotica che esiste tra dati e mappe: “Senza i dati la mappa non può esistere. Senza una mappa i dati sono inutili.”3.
Le mappe ci consentono di organizzare le informazioni, di rivelare il contesto e l’humus in cui queste informazioni si formano (a partire da dati, fatti, eventi più o meno verificati e verificabili), alimentano le nostre intuizioni, il nostro ingegno e la nostra creatività e così facendo armano la nostra volontà e ci spronano all’azione, alla decisione, alla vita. Ci consentono di vedere quello che nessuno può osservare, di sognare una terra lontana, un incontro con luoghi remoti e persone diverse da noi per lingua, colore, abitudini, cultura, …
(“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, W. Shakespeare).
Risalire la piramide della conoscenza è una delle aspirazioni – sarebbe meglio dire, ‘la Aspirazione’ – di ogni essere umano, più di qualsiasi altro essere senziente.
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Where is the Life we have lost in living?
Where is the wisdom we have lost in knowledge?
Where is the knowledge we have lost in information?
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T.S. Eliot, The Rock (1934)
Forse non ci resta che affidarsi alla irragionevole efficacia dei dati 4 ed alla intrinseca bellezza delle mappe per ampliare le nostre capacità e superare le gabbie della mente ed i muri che la abitano, e che alimentano i nostri pregiudizi, preconcetti, superstizioni, fanatismi,…, in una parola, i nostri tabù.
L’utopia è come l’orizzonte:
cammino due passi,
e si allontana di due passi.
Cammino dieci passi,
e si allontana di dieci passi.
L’orizzonte è irraggiungibile.
E allora,
a cosa serve l’utopia?
A questo serve,
per continuare a camminare
Eduardo Galeano
Riferimenti bibliografici
1 S. Brena, C. Musto, G. Semeraro. Il progetto Mappa Italiana dell’Intolleranza. In AA.VV., La Rete e il fattore C – Competenze, Consapevolezze e Conoscenze. A cura di Sonia Montegiove, Emma Pietrafesa, Flavia Marzano, 431-446, Roma, 2014, ISBN: 9786050330076 (eBook disponibile all’URL: http://bit.ly/1GufvrB).
2 What is big data? (disponibile all’URL: www-01.ibm.com/software/data/bigdata/what-is-big-data.html)
3 K. Maney, S. Hamm, and J.M. O’Brien. Costruire un mondo migliore. IBM Press, 2011.
4 A. Halevy, P. Norvig, and F. Pereira. The Unreasonable Effectiveness of Data. IEEE Intelligent Systems 24(2):8-12, 2009.