Che cosa risponde alle dichiarazioni fatte dal ministro Lorenzin sulle adozioni gay? Quali sono, secondo lei, le conseguenze che tali dichiarazioni possono avere sull’opinione pubblica?
“Credo che nelle parole del ministro Lorenzin ci siano tre gravi dichiarazioni. La prima è che, secondo la ministra, la Costituzione formalizza e legittima la genitorialità uomo-donna. Basterebbe leggere gli articoli fondamentali per rendersi conto che una tale dichiarazione è del tutto infondata e inaccettabile, perché legittima a livello costituzionale qualcosa che non esiste. Nel testo non si parla di uomo e donna ma si cita la parola “coniugi”: termine che, è evidente, non presuppone alcun modello di famiglia precostituito. Certo, qualcuno potrebbe controbattere che i padri costituenti a quei tempi avevano un unico modello di famiglia. Ma è proprio questo che deve fare il diritto. Il diritto segue la società, “la serve”, propone soluzioni e si adegua ai cambiamenti.
La seconda dichiarazione è “che la letteratura psichiatrica da Freud in poi riconosce l’importanza di avere un papà e una mamma per la formazione della personalità del bambino”. Si tratta di una grave e pericolosa falsità, sia perché proviene da un ministro e, come tale, rafforza e istituzionalizza il pregiudizio e l’omofobia, sia perché si fan passare per scientifiche parole piene di pregiudizio. La scienza dice assolutamente il contrario (come ha avuto modo di ribadire a gran voce l’Ordine degli Psicologi, leggi qui), ovvero che la genitorialità è svincolata dal genere dei genitori e riguarda coppie eterosessuali e omosessuali. La nostra genitorialità è diversa, ma parimenti sana e meritevole di essere riconosciuta, come ha sostenuto lo stesso Tribunale di Roma.
L’ultima affermazione, che mi ha colpito personalmente, è che “non possiamo aspettarci una legge che riguarda un problema personale”. Ci tengo a precisare che il mio non è un caso particolare, ma il caso di milioni di coppie e famiglie italiane che vogliono vedere tutelati i propri diritti: è questo l’obiettivo primario di una legge sulle unioni civili”.
Nonostante le promesse fatte, in Italia non esiste ancora una legge sulle unioni civili. Perché questo ritardo, secondo lei?
“Perché i politici non hanno il coraggio di affrontare il problema, pensando, ma si sbagliano, che gli italiani non siano pronti. Il compito della politica dev’essere quello di tutelare i cittadini e fare in modo di produrre leggi che rispondano alle istanze di una società in continua evoluzione. L’eguaglianza si realizza solo se ci sono pari diritti per tutti. Perché dunque noi coppie omosessuali non possiamo godere degli stessi diritti di tutti i cittadini?”
Secondo la sua esperienza, che cosa dovrebbe prevedere una legge sulle unioni civili che tuteli sia le coppie che la prole?
“Semplicemente l’accesso agli stessi diritti. Basterebbe che noi coppie di fatto potessimo accedere come tutti a delle garanzie. Se si estendono i diritti, di conseguenza si aiutano e si tutelano le coppie e i figli delle coppie di fatto. Spero che anche l’apertura sull’eterologa possa aprire nuovamente il dibattito sulla genitorialità, che si realizza indipendentemente dal sesso dei genitori”.