Per Massimo Clara, militante dei diritti civili e avvocato di una delle coppie che ha presentato ricorso alla Corte per il divieto di fecondazione eterologa, la pronuncia della Consulta è stata “una grande vittoria. Un riconoscimento della laicità dello Stato e una bella pagina di diritto, di cultura e di civiltà”. Il suo commento per Vox.
È finita una discriminazione: nei confronti di coppie malate, che non potevano ottenere l’unica cura possibile, nei confronti dei meno abbienti, che non potevano permettersi il costo del turismo procreativo.
È un riconoscimento della laicità dello Stato, che non può imporre pregiudizi ideologici ed antiscientifici.
Appena la sentenza sarà pubblicata si potrà procedere.
È già in vigore la normativa, anche deontologica per i medici, che garantisce l’accesso alla fecondazione assistita solo alle coppie sterili/infertili, in età fertile, con previsione di rigorosi controlli scientifici e certezza dell’anonimato del donatore, e con il divieto di commercio dei gameti.
I bambini nati con la fecondazione eterologa non potranno essere disconosciuti, ed avranno i due genitori che li hanno voluti, con gli stessi diritti di tutti gli altri bambini.
Infine. C’era un fondo inespresso, ma potente, di ostilità alla scienza, di paura per il nuovo, di abbandono alla “naturalità” nel vietare una cura, l’unica cura possibile, a coppie malate ed emarginate.
La Consulta, ancora una volta, ha scritto una bella pagina di diritto, di cultura e di civiltà.