Il 44, 59% dei contenuti postati sulle donne è misoginia. Ma ciò che colpisce dalla rilevazione è il numero esiguo di stereotipi negativi, correlati cioè con lo hate speech. È un dato importante, che meriterà sicuramente approfondimenti e ulteriori ricerche.
Nello specifico, il gruppo di ricercatori e ricercatrici del Dipartimento di Diritto pubblico, italiano e sovranazionale dell’Università degli Studi di Milano ha pre-selezionato un elenco di stereotipi, poi inseriti nella query, in relazione ad ogni categoria tradizionalmente discriminata.
Misoginia e stereotipi
Per quanto riguarda gli stereotipi di genere, sono stati selezionati quelli “classici”, che riguardano, ad esempio, le competenze femminili nel mondo del lavoro (es. le donne non sono adatte ad alcuni lavori, che richiedono prestanza fisica o competenze STEM o un ruolo di leadership), le “tipiche” fragilità femminili (emotività, insicurezza, isteria), la propensione delle donne alla cura della famiglia e dei figli o ancora l’aspetto fisico delle donne (es. come sono vestite, il peso).
I post mappati mostrano come, a differenza delle scorse edizioni, sembrano meno presenti gli stereotipi classici sulla subordinazione della donna nella società e nel mondo del lavoro e, invece, persistono commenti su stereotipi legati al look o al fisico delle donne. Se confermati, questi dati indicano che la presenza di una certa cultura patriarcale sull’inferiorità della donna nella società sembra affievolirsi almeno nel contesto dei social.
X e il body shaming
Diversamente, X continua ad essere pervaso di insulti body shaming contro le donne e da misoginia. Ma l’assenza di stereotipo classico non significa assenza di misoginia, come i dati ci mostrano. Detto altrimenti, l’odio contro le donne sarebbe così profondo e sottile, da non aver bisogno della sovrastruttura culturale rappresentata dal pensiero stereotipato tradizionale. Dove si esercita allora la misoginia? In quali forme e con quali costrutti? La misoginia oggi pare aver sempre più a che fare con la marginalizzazione, la discriminazione e l’esercizio del potere.
Andrebbe forse ridefinito, allora, il perimetro del concetto stesso di patriarcato, espressione di una forma di potere che limita la libertà e la costruzione identitaria altrui: una connotazione, legata certamente a una fragilità maschile contemporanea, figlia di un disallineamento dei ruoli e di un disagio sociale crescente. Solo che l’odio misogino “distillato” si fa più feroce e porta, inevitabilmente, anche allo scoppio di violenza contro le donne, come la cronaca purtroppo ci mostra e l’analisi dei picchi di odio conferma.
Misoginia: esempi di stereotipi mappati
«Il problema non è manco sta ritardata, ma il coglione che l’ha sposata e le ha concesso il privilegio di riprodursi»
«Mi trovo in una località di mare. Osservando come escono “vestite” le ragazze la sera, mi chiedo: come fanno le mignotte al giorno d’oggi a farsi riconoscere?»
«Le mignotte sono più sincere ti chiedono subito i soldi»
«Ma perché ti copri il viso? Prima fate le zoccole e dopo vi vergognate»